lecito
lécito (ant. lìcito) agg. [lat. lĭcĭtus, part. pass. di licēre «esser lecito»]. – Che è ammesso dalle leggi morali, che è conforme alle norme dell’onestà o della convenienza, al buon costume, alla dignità personale: atti, discorsi l.; ti pare l. tenere un contegno simile?; Che libito fé licito in sua legge (Dante). Anche come s. m., con valore neutro: il l. e l’illecito; i confini del l.; contentarsi del lecito. Meno com., che è permesso dalla legge: giochi leciti. Più genericam., essere l., esser permesso, talvolta anche essere possibile: sarà almeno l. protestare!; crede che tutto gli sia l.; domandare è l. (a cui spesso si aggiunge: e rispondere è cortesia), non è cioè proibito, quando qualcuno si adombra a una nostra domanda o si rifiuta di rispondere; non è l., non è permesso o anche, spesso, è sconveniente (per esprimere grave riprovazione: certe espressioni non sarebbero l. neppure fra persone volgari); farsi lecito (poco com.), permettersi, osare, prendersi la libertà di fare una cosa (che talora può non essere affatto lecita): non ti fare più l. un simile scherzo!; come ha potuto farsi l. di rivolgermi simili proposte? In formule di modestia garbata (quando si teme di essere troppo arditi, ma talvolta anche con la coscienza del proprio diritto a ciò che si chiede): mi sia l. dire, sperare, lamentarmi; mi sia l. chiederti giustificazione; o interrogando: dove vai, se è l. (sottint. domandartelo)?; se è l., potrei sapere di che cosa sono accusato? ◆ Avv. lecitaménte, in modo lecito, conforme cioè alle norme della morale, del diritto, della convenienza sociale: soldi guadagnati lecitamente; se dobbiamo ottenere dei vantaggi, otteniamoli lecitamente.