irradiare
v. tr. e intr. [dal lat. tardo irradiare, der. di radius «raggio», col pref. in-1; nel sign. 3, incrociato con radio1] (io irràdio, ecc.; come intr., aus. essere o anche avere, ma le forme composte sono rare). – 1. a. tr. Illuminare con i proprî raggi, con la propria luce: vide Sotto l’etereo padiglion rotarsi Più mondi, e il Sole irradïarli immoto (Foscolo). Anche in senso fig.: una mistica luce irradiava il suo volto; e nel passivo: le pupille Di queto dolore irradiate (Tommaseo). b. Con altro compl. oggetto, emettere, diffondere intorno a sé energia raggiante (luminosa, termica, ecc.): i. luce, calore; anche usato assol., soprattutto nel part. pres.: la sorgente irradiante. c. Come vero e proprio intr., ha lo stesso valore del passivo essere irradiato, cioè diffondersi quasi in forma di raggi: la luce, il calore che irradia dal sole; fig.: la felicità irradiava dai suoi occhi. d. tr. In medicina, sottoporre un distretto cutaneo, un organo, e per estens. una persona, all’azione di energia radiante a scopo terapeutico: i. un organo neoplastico con raggi X. 2. Nel rifl., irradiarsi, con valore intr., diffondersi a guisa di raggi, procedere allargandosi in direzioni diverse, partendo da un punto comune: i varî reparti si divisero irradiandosi per i terreni circostanti; le strade che s’irradiano dalla piazza; risuonarono i passi delle sette guardie che si irradiavano verso le rispettive mura (Buzzati). In senso fig., di fenomeni, fatti, forme linguistiche, ecc., diffondersi in altri luoghi partendo dal centro d’origine; di un dolore, propagarsi in sedi lontane dall’organo malato. 3. tr. Diffondere per mezzo della radio, soprattutto una notizia, un ordine, un comunicato, e sim.