ipermondo
(iper-mondo), s. m. Mondo che oltrepassa la sfera della realtà quotidiana, coinvolgendo l’intera società. ◆ «C’è una frattura fra adulti e ragazzi. Attraverso una cultura di marketing aggressiva, che inizia presto e crea spazi dedicati solo ai giovani, passa anche l’idea che l’adulto non possa capire i ragazzi. Poi si offrono modelli e si alimentano aspirazioni da “ipermondo”. Quello di tv, calcio, star e veline, presentato alla portata di tutti. La realtà è diversa: richiede fatica, applicazione. Io, girando per le scuole, vedo poca voglia di impegnarsi» [Anna Oliverio Ferraris intervistata da Mario Porqueddu]. (Corriere della sera, 12 ottobre 2003, p. 5, Primo piano) • I forsennati dello shopping compulsivo si daranno lustro da questa lettura: non alienati sono costoro, ma uomini immersi nel flusso dei segni dell’ipermondo consumistico o, per dirla in semiotichese, protagonisti di quella semiosfera del consumo che ci avvolge: consumattori, direbbe Alain Touraine, ovvero non una massa indistinta che segue cieca l’onda della propaganda pubblicitaria, ma attori volitivi, soggetti desideranti le cui voluttà i tecnici della comunicazione pubblicitaria cercano diuturnamente di decifrare e di assecondare. (Guido Caserza, Sicilia, 18 giugno 2006, p. 33, Cultura & Spettacoli) • Con «Monocle» siamo dentro un iper-mondo molto rarefatto: ma è questo il mondo che, come si suol dire, conta per davvero e fa inevitabilmente tendenza. (Paolo Martini, Stampa, 31 gennaio 2008, p. 22, Cronache Italiane).
Derivato dal s. m. mondo con l’aggiunta del prefisso iper-.
Già attestato nella Repubblica del 18 marzo 1996, Affari & Finanza, p. 4.