intenzione
intenzióne s. f. [dal lat. intentio -onis, der. di intendĕre «tendere, rivolgere»; il sign. 4 si riconnette con intendĕre nel sign. di «capire»]. – 1. a. Orientamento della coscienza verso il compimento di un’azione, direzione della volontà verso un determinato fine; può indicare semplicemente il proposito e il desiderio di raggiungere il fine, senza una volontà chiaramente determinata e senza la corrispondente deliberazione di operare per conseguirlo (ha quindi valore più generico e attenuato rispetto a volontà, decisione, risoluzione e sim., per quanto talvolta si adoperi come sinon. di questi termini; per es.: è ferma i. del governo d’impedire ogni abuso): ha i. di dedicarsi al commercio; avevo i. di restare in campagna almeno una settimana; avrei una mezza i. di uscire dopo cena; scherz.: nell’i. del pittore questa dovrebbe essere una natura morta. Per estens., riferito a cosa: l’i. della legge, ciò che la legge significa e si propone nell’intendimento del legislatore; l’i. del romanzo è di mostrare come il bene trionfi sul male; forma non s’accorda Molte fïate a l’intenzion de l’arte, Perch’a risponder la materia è sorda (Dante). Spesso è usato al plur., per indicare la pluralità dei fini propostisi, ma anche senza fondamentale differenza dall’uso del sing.: la presidenza non ha ancora reso note le sue i.; esporre, dichiarare, manifestare, tener segrete le proprie i.; scoprire, indovinare, assecondare le i. di qualcuno; si può sapere che intenzioni hai (o quali sono le tue intenzioni)? b. Locuz. particolari: fare, dire una cosa con intenzione, di proposito, deliberatamente; senza intenzione, involontariamente, senza proporsi l’effetto che ne è seguito; oltre l’i., oltre i limiti o lo scopo a cui consapevolmente si mirava; è mia, è nostra i. di ..., specificando il fine a cui si tende o ciò che si vuol compiere; con sign. simile, è nelle mie, nelle nostre i., ecc. Più spesso in frasi negative: non ho intenzione di ..., oppure non è nelle mie i., è fuori delle mie i., esula dalle mie i. (con un soggetto infinitivo), per dire che non s’intende di fare qualche cosa; le stesse espressioni, usate all’imperfetto, sono frequenti per negare la partecipazione cosciente della nostra volontà a un fatto: non avevo intenzione di offenderti; ciò che è successo poi, era fuori delle mie intenzioni. Secondo l’i. o le i. di qualcuno, conforme ai suoi desiderî (per lo più inespressi); in partic., nel linguaggio della Chiesa, pregare secondo l’i. del sommo pontefice, o assol. secondo l’i. (sottint. della Chiesa), a proposito di preghiere collettive ordinate a un determinato fine, per lo più universale; secondo l’i. (della Chiesa) è anche la formula con cui è indicata ellitticamente una delle tre condizioni necessarie per la validità del battesimo amministrato in caso di necessità da persona diversa dal ministro del sacramento. c. Con aggettivi che determinano la natura del fine propostosi: agire con buone, rette, oneste i., o con i. cattive, malvagie; le sue i. erano ottime; aveva i. ostili; mi s’era avvicinato con pessime i.; s’è presentato con i. pacifiche; pare che abbia i. serie (che agisca cioè con fine onesto, con serietà di propositi; ma l’espressione può anche significare decisione, fermezza nel voler conseguire uno scopo, oppure propositi minacciosi di punizione, di vendetta, e sim.). Altre volte l’agg. determina la qualità, la forza dell’intenzione stessa: aveva la precisa i. di provocarmi; mi sembrò pieno di tutte le buone i.; non ci riuscirei, con tutte le migliori i. del mondo; i. prossima, i. lontana, secondo che ci si proponga un fine immediato, opp. uno scopo lontano. d. Talora si contrappone direttamente agli atti o ai fatti: basta l’i., basta la buona i., mostrandosi soddisfatti della buona volontà di chi, non per sua colpa, non è potuto giungere allo scopo, o per ringraziare chi, per mancanza di possibilità o di mezzi, non può dare o fare ciò che gli si è richiesto: io l’i. l’avevo, per scusarsi di non essere riuscito (spesso per debolezza di volontà) in cosa che sarebbe stata un bene; l’i. però l’hai avuta!, come accusa a chi, volendo fare il male o un danno, non ha poi saputo o potuto farlo, o s’è pentito a metà strada. Fare il processo alle i., a proposito di chi nel giudizio non si fonda su fatti obiettivi ma sulla presunzione che l’altra persona avrebbe agito in un determinato modo. Prov. l’inferno (o la via dell’inferno) è lastricato di buone i., i propositi non bastano né sono meritevoli se non sono seguiti dai fatti. e. Disposizione d’animo, atteggiamento favorevole o sfavorevole: non so ancora quali siano le i. della commissione nei miei riguardi. f. Il fine stesso assegnato all’azione: deve avere qualche i. nascosta. Ant., sinon. di intento, in frasi come ottenere, raggiungere la propria i., e sim.: Così l’intenzïon gli venìa fatta [cioè avrebbe realizzato il suo intento], Se tu non eri appresso alle mie grida (Ariosto). 2. a. In medicina, modalità del processo di guarigione di una ferita: guarigione per prima i. (lat. per primam intentionem), quando il processo di cicatrizzazione avviene rapidamente senza infezione; guarigione per seconda i. (lat. per secundam intentionem), quando il processo di cicatrizzazione viene ritardato da fattori varî (per es., ritenzione di corpi estranei, infezione locale). b. Con estens. scherz., nel linguaggio sport., passaggio o tiro di prima i. (e oggi più spesso, in forma abbreviata, di prima), effettuato direttamente, senza fermare sul terreno il pallone in arrivo. 3. ant. Dare i., manifestare il proprio intendimento, dare assicurazione circa un proprio proposito, circa una decisione presa: E gli diede intenzion che ’l dì seguente Gli lo trarrebbe fuor di quello stato (Ariosto); aveva dato ferma i. di stipulare il giorno medesimo la confederazione (Guicciardini). 4. ant. a. Intendimento, cioè significato, senso di una parola, di un concetto, modo d’intendere un contesto, e sim. b. Comprensione, intelligenza di qualche cosa: per avere i. di quello che si dirà nella prima Cantica (Buti); prendere i., essere inteso, esser capito: Tanto soave a sentir, che sermone Dir nol porìa né prendere intenzione D’alcun mortal già mai (Boccaccio). 5. Nella gnoseologia aristotelico-scolastica, il termine (lat. intentio) indica sia l’atto con cui il soggetto tende verso un oggetto, sia l’immagine o forma dell’oggetto conosciuto nel soggetto conoscente (specie intenzionale): in quest’ultima accezione può riferirsi sia alla rappresentazione sensibile, sia al concetto o idea. ◆ Dim., poco com., intenzioncina, intenzio- nùccia, intenzione non ben ferma o non ancora definita, aspirazione vaga verso qualche fine: è un’intenzioncina che vorrei realizzare, quando sarà il momento; avrebbe una mezza intenzionuccia di cambiar mestiere; più com. il pegg. intenzionàccia, cattiva intenzione, volontà disposta al male.