intelligenza
intelligènza (ant. intelligènzia) s. f. [dal lat. intelligentia, der. di intelligĕre «intendere»]. – 1. a. Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e lo rendono insieme capace di adattarsi a situazioni nuove e di modificare la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento; propria dell’uomo, in cui si sviluppa gradualmente a partire dall’infanzia e in cui è accompagnata dalla consapevolezza e dall’autoconsapevolezza, è riconosciuta anche, entro certi limiti (memoria associativa, capacità di reagire a stimoli interni ed esterni, di comunicare in modo anche complesso, ecc.), agli animali, spec. mammiferi (per es., scimmie antropomorfe, cetacei, canidi): uomo d’i. normale, media, grande, straordinaria, o di poca, scarsa, mediocre i.; i. acuta, pronta, viva, debole, tarda, ottusa; educare, coltivare l’i.; l’acuirsi, l’affievolirsi dell’i.; l’abuso degli alcolici offusca l’i.; per il quoziente d’i., v. quoziente, n. 2 d. Nella terminologia filosofica, il termine equivale sostanzialmente a intelletto. b. Con uso assol., attitudine a intendere bene, con facilità e prontezza (cfr. l’agg. intelligente): dare prova d’i.; si fida troppo della sua i.; vantarsi della propria intelligenza. Per estens., il modo intelligente, la perizia, l’ingegnosità con cui si svolge una mansione o si compie un lavoro: è un articolo scritto con i., con molta i.; l’impianto è fatto con i.; condurre con i. le trattative; ha sempre eseguito con i. tutti gli incarichi affidatigli. c. Lo spirito stesso, o l’uomo, in quanto intende: verità, nozioni, concetti accessibili a tutte le intelligenze. Più concretam., persona di grande capacità, prontezza e vivacità intellettiva: è una bella i.; era una delle migliori i. del suo tempo. Nel linguaggio della teologia scolastica: la prima I., Dio; le i. celesti, o assol. le I., gli angeli: sustanze separate da materia, cioè Intelligenze, le quali la vulgare gente chiamano Angeli (Dante). d. In cibernetica, i. artificiale (traduz. dell’ingl. artificial intelligence), riproduzione parziale dell’attività intellettuale propria dell’uomo (con partic. riguardo ai processi di apprendimento, di riconoscimento, di scelta) realizzata o attraverso l’elaborazione di modelli ideali, o, concretamente, con la messa a punto di macchine che utilizzano per lo più a tale fine elaboratori elettronici (per questo detti cervelli elettronici). V. anche intelligente, n. 3, e esperto2, n. 3. 2. letter. a. Il fatto o la possibilità d’intendere qualche cosa o d’essere inteso, comprensione, retto intendimento: versi di facile i.; concetti astrusi e di difficile i.; brevi note aiutano l’i. del testo; l’i. dell’arte e della musica moderna esige una certa iniziazione; avere i. d’una lingua, capirla, saperla parlare. b. non com. Competenza, esperienza in qualche campo del sapere o anche nella professione o in cose pratiche: avere, acquistare i. di una scienza, di un’arte; ha una discreta i. dell’ebanisteria, di meccanica. 3. a. ant. Comprensione reciproca, concordia nel modo di pensare e di sentire: tra’ signori suoi fratelli e me è passata sempre una sincerissima i. (Redi). b. letter. Accordo, intesa: non gli parendo poter far fondamento o i. stabile con quella città (Guicciardini); Agnese, con un’aria d’i., partì in fretta (Manzoni); operare d’i. con qualcuno; essere, rimanere d’i., d’accordo circa qualche cosa da fare: restammo d’i. che il primo a giungere avrebbe atteso l’altro; senza nessuna i. tra loro, senza che si fossero prima accordati. In partic., intesa segreta, soprattutto inerente ad attività che contravvengono alla legge, ai doveri morali o sociali; con questa accezione, il termine è usato nel linguaggio giur. (al plur., nel codice di diritto penale): intelligenze con lo straniero, accordo con lo straniero, diretto a favorire, per il caso di guerra con lo stato italiano, le operazioni militari di uno stato estero; intelligenze con il nemico, accordo con il nemico per favorirlo. 4. Nel linguaggio marin., la piccola bandiera triangolare (quella usata internazionalmente è a cinque strisce verticali alternate, tre rosse e due bianche) o il gruppo di luci che, nelle segnalazioni navali ottiche, significano «ho capito il segnale ricevuto».