indirizzare
(ant. indrizzare) v. tr. [lat. *indirectiare, der. di directus «diretto», col pref. in-1]. – 1. a. Lo stesso che dirigere, cioè volgere verso un luogo, avviare in una determinata direzione: non conosceva la strada e cercava qualcuno che l’indirizzasse; i. i passi, il cammino (non com. il rifl. indirizzarsi) verso casa. b. I. qualcuno da una persona, mandarlo da questa perché si valga dell’opera sua o anche perché ne abbia aiuto, consiglio: i. da un bravo meccanico, da un medico, da un avvocato di fiducia; l’ho indirizzato da un mio amico che potrà fare qualcosa per lui. Nel rifl., indirizzarsi a qualcuno, rivolgersi a lui soprattutto per averne aiuto. 2. Usi fig.: a. Avviare, instradare (verso una attività, un mestiere e sim., o a un sano comportamento morale), dando una prima guida, e i primi utili consigli: i. un giovane allo studio, a un’arte, ad attività sociali, alla vita religiosa; i. al bene, al male, o anche i. bene, male (spec. nel passivo, e nel part. pass.: essere bene o male indirizzato). Assol.: i. un giovane, uno studente, dargli una traccia da seguire, un primo orientamento. b. Con senso più prossimo a rivolgere, in frasi quali: i. l’animo, il pensiero ai proprî defunti, i. una preghiera a Dio; i. la parola, il discorso a qualcuno; i. un proclama alla nazione, e sim. c. Destinare a un fine: opere indirizzate a destare affetti (Leopardi); i. ogni sforzo alla realizzazione di un’impresa. 3. Spedire una lettera, un plico, ecc., scrivendo sopra l’indirizzo del destinatario: è arrivato un vaglia indirizzato a te. Con senso più generico: tutte le domande vanno indirizzate alla direzione generale.