gustare
v. tr. e intr. [lat. gustare, der. di gustus -us «gusto»]. – 1. tr. a. Avvertire e distinguere il sapore di qualche cosa per mezzo del gusto: sono così raffreddato che non riesco a g. nulla. b. Assaggiare di un cibo o di una bevanda quanto basta per sentirne il sapore: gustiamo questo vino; prenderò solo un pezzetto di torta, tanto per gustarla; g. a fior di labbra; per estens., mangiare o bere in piccola quantità, spec. in frasi negative: di non gustar d’alcuna sorte Mai più vivanda, fermo era e disposto (Ariosto). Col di partitivo: Qual si fé Glauco nel gustar de l’erba Che ’l fé consorte in mar de li altri dèi (Dante); ti farò gustare del mio vino. c. Provare piacere del sapore di qualche cosa, assaporare: mangiava lentamente per meglio g. quella bella bistecca; se vuoi g. veramente questo vino, ti consiglio di berlo freddo; g. un bicchierino di liquore, una sigaretta, un sigaro; anche rafforzato con la particella pron.: finalmente posso gustarmi un buon caffè!; e in frasi negative: metteva il cibo in bocca distrattamente, senza gustarlo; a mangiare da solo, non si riesce a g. le pietanze. d. fig. Provare intimo godimento, diletto e soddisfazione di qualche cosa (anche in senso estetico, e in questo caso il verbo fa riferimento alla capacità di apprezzare la bellezza di opere d’arte): g. la dolcezza di una giornata primaverile; g. il silenzio, la quiete della campagna; g. la musica, la pittura, la poesia; spesso con la particella pron.: gustarsi una scenetta divertente, uno spettacolo, un disco di musica leggera; è possibile che non mi sia concesso di gustarmi in pace una mezz’ora di siesta? 2. intr. (aus. avere) a. Piacere, esser conforme al gusto: ti gusterebbe un bicchierino di porto? b. fig. Andare a genio, far piacere, riuscire gradito (soprattutto in frasi limitative o negative): certe litigate mi gustano poco; il tuo comportamento non mi gusta affatto.