grana1
grana1 s. f. [lat. grana, pl. di granum «chicco»]. – 1. Nome dato anticam., e poi nel linguaggio letter., ai corpi secchi, di forma emisferica, delle femmine di una specie di cocciniglia, da cui si estrae una tinta di un bel colore carminio adoperata per tingere stoffe e per altri usi (sinon. quindi di chermes, alchermes, carminio). Per estens., il colore stesso, e anche il panno di tale colore: una veste di panno tinta in grana (D’Annunzio); un altr’uomo che vestìa di grana (Pascoli). 2. a. La grandezza relativa dei grani in cui si suddivide una massa, la quale si dice a g. sottile, fine, minuta, se i grani sono piccoli e molto ravvicinati, a g. grossa o grossolana in caso contrario: marmo, metallo di g. grossa; formaggio di g. fine; fig., uomo, cervello di grossa g., grossolano, zotico. Anche con riferimento a corpi non compatti ma costituiti da frammenti, granuli e sim., per indicare la grossezza di questi: sabbia, polvere da caccia, tabacco da fiuto a g. grossa, fine. Con uso più specifico, in petrografia, grandezza relativa dei granuli dei minerali costituenti una roccia: roccia a g. grossa, se il diametro medio dei componenti supera i 5 mm, a g. media, se il diametro è compreso tra 1 e 5 mm, a g. fine, se inferiore al millimetro; per le rocce clastiche, la suddivisione più comune è: g. grossa, per frammenti con diametro superiore a 2 mm, g. minuta, con costituenti clastici inferiori a 1/15 di mm, g. media, per i diametri intermedî. Per estens., in agraria, con riferimento alla grossezza delle particelle costitutive, sono detti a g. grossa i terreni sabbiosi, a g. fine quelli argillosi. b. In fotografia, la grandezza dei granuli d’argento metallico prodotti dall’azione riducente del bagno di sviluppo sul bromuro d’argento decomposto dalla luce: pellicola, emulsione a g. grossa, fine. c. Nelle pelli da conciare o conciate, lo strato superiore del derma, costituito dalle fibre del tessuto connettivo. d. Nei tessuti, la consistenza, con riguardo alle corde più o meno rilevate (cfr. gros-grain). 3. fig. Nel gergo di caserma, rabbuffo, rimprovero; per estens., anche nell’uso com., questione difficile e cavillosa, che genera noie, intralci, seccature: non voglio grane!; piantare una g. e piantar grane; far scoppiare una grana.