glossa1
glòssa1 (ant. glòṡa) s. f. [dal lat. glossa e glosa, gr. γλῶσσα, propr. «lingua; vocabolo che ha bisogno di spiegazione»]. – 1. Termine che indicò in origine, presso i Greci, le locuzioni arcaiche, dialettali, o comunque rare, in quanto furono oggetto di studio da parte di grammatici o di ricerca da parte di poeti dotti (soprattutto alessandrini) che ne infiorarono le loro composizioni. Passò poi a indicare le spiegazioni di tali locuzioni, sia che si trovassero inserite in ampi repertorî (lessici), sia che costituissero semplici note interlineari (dette anche glossemi) sovrapposte, nel testo, alla parola da dichiarare: metodo di studio e pratica lessicografica che risale a tempi molto antichi (già nel sec. 5° a. C. si avevano glosse a Omero) e si sviluppa ampiamente con i grammatici dell’età alessandrina. 2. a. Con sign. più partic., e più noto, ciascuna delle annotazioni interlineari o marginali che accompagnano nei codici medievali i testi biblici e i testi giuridici, e consistono generalmente, per i testi biblici, in brevissime parafrasi esplicative della lettera (talvolta con un rapido accenno alla possibile interpretazione allegorica), e, per i testi giuridici, in note interpretative più ampie che costituiscono spesso, nel loro insieme, un vero e proprio commento al testo. b. Con valore collettivo, g. ordinaria, sorta di commento continuo che esponeva, versetto per versetto, il testo biblico, spiegando eventuali difficoltà interpretative e aggiungendo spesso accenni a interpretazioni allegoriche o a problemi di esegesi o di teologia. Con riferimento a testi giuridici, si disse glossa la raccolta delle annotazioni di un glossatore a un testo (con eventuale incorporazione di glosse di autori precedenti): G. accursiana, la compilazione (nota anche come Glossa ordinaria, Magna Glossa, o la Glossa per antonomasia) che il giurista Accursio, o Accorso, mise insieme trascegliendo e coordinando la parte più vitale delle moltissime glosse apposte al Corpus iuris civilis dai glossatori della scuola di Bologna. c. Il metodo stesso di studio esercitato dai glossatori di Bologna nei sec. 12°-13°, di cui fu iniziatore il giurista Irnerio: i meriti della g. negli studî giuridici. 3. estens. Nota interpretativa, in genere; commento, postilla (cfr. chiosa): quelle g. di cui il Petrarca ... adornò il suo esemplare [del poema dantesco] (Carducci); Con orrore La poesia rifiuta Le g. degli scoliasti (Montale).