gamba
s. f. [lat. tardo camba e gamba, dal gr. καμπή «curvatura, articolazione»]. – 1. a. Il segmento dell’arto inferiore dell’uomo, compreso tra il ginocchio e il piede, sostenuto da due ossa lunghe: la tibia e il perone. Con riguardo alla forma o alla validità: belle g. (un bel paio di gambe), ben fatte, ben tornite; g. lunghe, corte, grosse, sottili, diritte, storte, forti, deboli, robuste, agili. Nell’uso com., indica anche gli arti degli animali: le g. del cavallo, del cane, ecc.; un ragno con sette gambe. b. Nel linguaggio corrente, la parola entra in molte locuz. e modi di dire, sia col sign. proprio (ma talora con valore più ampio, esteso a tutto l’arto inferiore), sia per indicare la capacità e la resistenza a camminare, e per estens. la forza fisica, o anche, fig., il valore della persona: a mezza g., sino alla metà delle gambe (s’intende per lo più sino al polpaccio): si affondava nel fango fino a mezza g.; attraversò l’orto, camminando fino a mezza g. tra l’erbacce di cui era popolato (Manzoni); avere buona g. (o buone g.), essere di buona g., di g. buona, essere un buon camminatore; esser di g. lesta, svelto, rapido; stare (bene) in gamba, meno com. in gambe, esser forte, in buona salute (anche come raccomandazione, sta’ in gamba!, sta’ attento!, bada a te stesso!); con uso assol., fam., gamba!, esclamaz. d’incoraggiamento che vale: animo!, forza!, coraggio (e al plur., gambe!, esclam. che invita ad andarsene, a filar via); essere in gamba, star bene di salute, essere forte e, fig., avere buone capacità, essere persona di valore, d’iniziativa, di spirito, conoscere bene il proprio mestiere, e sim. (in questi sensi fig. la locuz. in gamba è spesso usata con valore attributivo: un funzionario, un professore, un presidente in g.; è un giovanotto, una ragazza in g.; frequente anche, in tono scherz., il superlativo in gambissima); al contrario, star male in gamba, non reggersi in gamba, esser debole e, fig., trovarsi a mal partito, essere in cattive condizioni, anche finanziarie; essere fermo o rigido sulle g., di pugile che, provato dal combattimento, ha perduto la mobilità; rimettersi in gamba (o in gambe), riacquistare la salute e la forza e, fig., riprendersi, migliorare la propria situazione; fare una cosa (di) sotto gamba, con faciloneria, con eccessiva leggerezza, o anche con facilità e sicurezza; prendere una cosa (di) sotto gamba, prenderla alla leggera, non darle importanza; prendere una persona (di) sotto gamba, considerarla inferiore a sé, o meno di quanto effettivamente vale; fare il passo secondo la g., regolarsi nelle spese o in altro secondo le proprie possibilità; fare il passo più lungo della g., spendere oltre le proprie possibilità; gli tremano le g., per paura o altra emozione; le g. gli facevano giacomo giacomo, gli si piegavano per debolezza o paura; perdere le g., perdere l’uso degli arti inferiori per infermità; non avere più gambe, essere stanchissimo; stirare le g., morire. Altre locuz. fig.: era tanto che non mi ero mosso per una passeggiata un po’ lunga, che mi venne voglia di farmela gamba gamba (Fucini), lentamente a piedi; darsela a gambe, o fuggire a g. levate, fuggire velocemente; andare a g. levate o a gambe all’aria, cadere all’indietro, e fig. andare in rovina; tornare con la coda fra le g., mortificato, scornato; mettersi la via, la strada tra le g., incamminarsi decisamente a piedi, procedere rapido e speditamente; mettersi le g. in capo o in collo, correre a precipizio; cavare o levare le g. (da una difficoltà, da un pericolo), uscirne bene; tagliare le g. a qualcuno, metterlo nell’impossibilità di fare qualcosa, di agire; raddrizzare le g. ai cani, mettersi a fare cose impossibili, pretendere di aggiustare quel che non si può: questo chiamava un comprarsi gl’impicci a contanti, un voler raddrizzar le g. ai cani (Manzoni). Prov.: chi non ha testa abbia (buone) gambe, a proposito di chi ha dimenticato di fare o di prendere qualche cosa e deve rifar la strada per rimediare alla dimenticanza; gambe mie, non è vergogna camminar (o il fuggir) quando bisogna. Scherz., di persona che ha più anni di quelli che mostra o di quanti le si attribuiscono: «Avrà trent’anni» «Sì, trenta per gamba». 2. estens. a. G. di legno, g. artificiale, protesi ortopediche che sostituiscono arti inferiori amputati. b. Per catacresi, ciascuno degli elementi con cui alcuni mobili e altri oggetti poggiano su un piano: le g. del tavolo, della sedia, del letto, degli armadî. Anche, le aste di certe lettere dell’alfabeto (per es., della n, della m), e le linee verticali che nelle note musicali si prolungano verso l’alto o verso il basso. c. Ognuno dei due elementi mobili di alcuni oggetti, come il compasso, le cesoie e sim. d. In aeronautica: gambe del carrello, aste metalliche per il collegamento delle ruote alle strutture del velivolo; gambe dei galleggianti, aste, generalmente metalliche, per il collegamento dei galleggianti al resto dell’idrovolante. e. In arte mineraria, ciascuno dei due elementi verticali (detti anche montanti) di un’armatura foggiata a «quadro». f. In geologia, ciascuno dei due lati di una piega anticlinale (detti più comunem. fianchi). g. Nella moda, ciascuna striscia ricadente della cravatta annodata o, più spesso, la striscia più larga, che si viene a trovare sul davanti (mentre quella dietro viene detta gambetta). ◆ Dim. gambétta (v.), gambina, gambino m. (v.); vezz. o spreg. gambùccia; accr. gambóna, e gambóne m.; pegg. gambàccia. V. anche gambuccio e gamboncello.