forzare
v. tr. [lat. *fŏrtiare, der. del lat. tardo fortia «forza»] (io fòrzo, ecc.). – 1. a. Fare forza su un oggetto, premere con forza: f. il tappo nel collo del fiasco; hai forzato troppo la vite e la filettatura s’è spanata; la scarpa è stretta e bisogna f. il piede per farlo entrare. b. Aprire o cercare di aprire con la forza, usando una chiave falsa o non adatta o altro arnese, scassinare: f. una serratura, una cassaforte. Nel linguaggio milit., superare, penetrare d’impeto, facendo uso delle armi o di altri mezzi opportuni: f. la linea difensiva avversaria, sfondandola (e analogam., f. il blocco, f. uno sbarramento nemico); f. un assedio, facendo penetrare uomini o viveri nel luogo assediato, oppure mediante una sortita; con uso fig., f. la consegna, infrangerla, violarla. c. Usato intransitivamente, fare forza: forzi troppo con quel remo. Riferito a un oggetto, premer forte, aderire strettamente: ho una scarpa che mi forza sul tallone; questo cassetto forza un po’, quando non scorre facilmente nella guida e richiede fatica per aprirlo o chiuderlo. d. Sottoporre a sforzo, spingere oltre il limite ordinario: f. il motore; f. la voce, nel canto, per prendere una nota troppo alta; f. il passo, allungarlo più del normale; f. la marcia, aumentare il ritmo del passo. In senso fig., f. il senso di una parola, l’interpretazione di un passo, darne un significato arbitrario e discutibile; f. i tempi, accelerare la propria azione diretta a un fine ben preciso. 2. F. una persona (o f. la mano a una persona), obbligarla a fare una cosa contro il suo volere, usando la forza, le minacce o altro mezzo costrittivo: l’hanno forzato a firmare; fui forzato a dir di sì; se non si sente di mangiare, non forzarla! 3. In agraria, sottoporre le piante a forzatura. ◆ Part. pres. forzante, anche come agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. forzato, anche come agg. e s. m. (v. la voce).