filastroccaro
s. m. Chi compone filastrocche. ◆ Qualcuno l’ha definita il «filastroccaro pop». È un’offesa? «E perché? Le filastrocche mi vengono come le bolle quando mangi i peperoni. Sono divertenti. Sono ipnotiche. È come sgranare una sorta di rosario di parole. Non hanno barriere musicali, vanno d’accordo con il blues. Con il reggae. E poi è la stessa lingua italiana che ne favorisce l’uso. Come la melodia» [Alex Britti intervistato da Alessandra Rota]. (Repubblica, 8 luglio 2001, p. 32, Spettacoli) • [Nichi] Vendola considera la poesia come una sua perversione e si piace soprattutto come verseggiatore di circostanza, filastroccaro senza pretese: (Francesco Merlo, Repubblica, 18 gennaio 2005, p. 7, Le scelte dei partiti).
Derivato dal s. f. filastrocca con l’aggiunta del suffisso -aro.