fava
s. f. [lat. faba]. – 1. a. Erba annua delle leguminose papiglionacee (Vicia faba, sinon. Faba vulgaris), che risulta coltivata in Europa fin dall’antichità per l’alimentazione umana e come foraggio: ha fusto eretto, alto da 3 a 10 dm, foglie paripennate, fiori in brevi racemi, bianchi o violacei, con le ali munite di una grande macchia nera, legume nerastro e fragile a maturità, con la parete interna rivestita di una lanosità biancastra, contenente da 3 a 8 semi reniformi, generalmente verdastri o brunicci: un campo di fave o seminato a fave; fave da foraggio. b. Il seme della pianta, che si mangia fresco o secco: f. fresche, secche; zuppa, minestra di fave; fave col pecorino; di uso fam. e frequente il modo prov. pigliare due piccioni con (o a) una f., ottenere due vantaggi in una volta. 2. Fave dei morti (o f. dolci): dolcetti di farina, zucchero, mandorle pestate e albume d’uovo, simili a piccoli amaretti ma più croccanti, che si consumano in molte regioni d’Italia nella ricorrenza dei Morti, e che richiamano appunto la forma della fava. 3. fig., volg. Glande; estens., pene, membro virile. 4. ant. a. Pallottolina bianca o nera usata un tempo nelle votazioni (in origine una vera fava). b. Il voto stesso: basti vincere il partito per la metà delle f. nere (Machiavelli); mettere alle f., ai voti. 5. Con varie determinazioni, è nome di altre piante simili e dei rispettivi semi: a. Fava del Càlabar: grande liana delle leguminose papiglionacee (Physostigma venenosum), con foglie trifogliolate, fiori rossi in grappoli penduli e legumi con 2 o 3 semi oblunghi, bruni, da cui si ricavano varî alcaloidi e una droga assai tossica. b. F. grassa: nome tosc. dell’erba di s. Giovanni. c. Fava di s. Ignazio: liana delle loganiacee (Strychnos Ignatii o Ignatia amara), originaria delle Filippine e del Vietnam: il frutto ovoide, grosso come una pera, contiene da 20 a 25 semi sparsi nella polpa (indicati con lo stesso nome), che vengono usati come purgante ed emetico. d. F. tonca: nome dei semi di due alberi delle leguminose papiglionacee (Dipteryx odorata e Dipteryx oppositifolia) dell’America Merid.; i frutti drupacei contengono un solo seme, ellittico, appiattito, lungo fino a 5 cm, nero-bluastro, dal quale si estrae fra l’altro la cumarina, nota anche come canfora della f. tonca. e. Fave di pichurim 〈pišurĩ′〉: i semi aromatici di una pianta delle lauracee (Nectandra puchury), detta in Brasile pichurim, usati nell’America tropicale per la cura di malattie gastroenteriche. f. Fave di algarovilla (o del Perù): v. algarovilla. ◆ Dim. favétta (v.), favina.