fantasma
s. m. [dal lat. phantasma, gr. ϕάντασμα, der. di ϕαντάζω «mostrare», ϕαντάζομαι «apparire», dal tema ϕαν- di ϕαίνω che, sia nell’attivo sia nel medio ϕαίνομαι, ha gli stessi sign.] (pl. -i). – 1. a. Immagine non corrispondente a realtà, cosa inesistente, illusoria, puro prodotto di fantasia: Fantasmi, intendo, Son la gloria e l’onor (Leopardi). b. Nell’uso com., apparizione notturna, ombra, spettro (spesso rappresentato come figura evanescente, biancovestita): credere ai f.; castello abitato dai f.; l’apparizione di un f. a mezzanotte. In senso fig.: sembrare un f., di persona che per il suo aspetto o per il modo di muoversi e comportarsi ricorda uno spettro; essere il f. di sé stesso, di persona così mal ridotta da essere quasi irriconoscibile. Per estens., di cosa o persona che ha un nome vano senza l’autorità o la qualità che a tale titolo sarebbero inerenti: un f. di imperatore. c. Con funzione attributiva (invar. al plur.): arto f., arto amputato di cui il paziente continua ad avere la percezione per algoallucinosi; città f. (traduz. dell’ingl. ghost town), città abbandonata dagli abitanti, ma lasciata intatta come per un’assenza temporanea (analogam. villaggio f.); governi fantasma, nome con cui, al tempo della seconda guerra mondiale, furono chiamati dalla propaganda fascista i governi democratici in esilio durante l’occupazione tedesca (quelli, per es., dell’Olanda e del Belgio profughi a Londra); in linguistica, parola f., parola che non ha mai avuto uso reale (per es., un errore d’amanuense o uno sbaglio di stampa) e che tuttavia è registrata da qualche dizionario come vocabolo effettivo; scrittore f. (traduz. dell’ingl. ghost writer), scrittore che, rimanendo anonimo, si presta a scrivere per un’altra persona, consentendole di apparire come il vero autore; vascello f. (v. vascello). Nel linguaggio tecnico: in telefonia, circuito f., lo stesso che circuito virtuale; nella tecnica dei servosistemi, cerchio f., cerchio graduato asservito a un corpo rotante (per es., nelle bussole giroscopiche, il cerchio asservito alla rosa della bussola, che a sua volta comanda le bussole ripetitrici); nelle telecomunicazioni, segnali fantasma, segnali di eco, che derivano cioè dalla riflessione dei segnali principali e che si sovrappongono fastidiosamente ad essi; in partic., nella ricezione televisiva, immagine f. (o spuria), l’immagine indesiderata che sullo schermo si sovrappone talvolta, spostata di qualche millimetro, a quella normalmente captata (è dovuta alle onde riflesse che sopraggiungono con un certo ritardo). d. fig. Sagoma di legno avente le dimensioni di un libro chiuso, che in alcune biblioteche si adopera per tenere il posto di volumi tolti per qualche motivo dagli scaffali. 2. Nel linguaggio della critica e dell’estetica, f. poetico (o assol. fantasma), la visione, l’immagine quale si presenta all’intuizione del poeta, e dell’artista in genere, e che questi traduce in realtà poetica con parole, o suoni, linee, colori; nell’uso corrente, in senso più ampio, s’intende talora per f. poetico anche il prodotto della fantasia poetica. 3. Nella psicologia aristotelica, l’immagine di una realtà sensibile e individuale presente nella fantasia. In psicanalisi, e più in generale in psicologia, fantasia, scenario dell’immaginazione, in cui il soggetto, attraverso un’elaborazione (attività fantasmatica) anche difensiva, esprime e realizza i desiderî consci (come per es. nei sogni diurni), subliminali e inconsci; f. originario, formazione fantasmatica (relativa a temi quali la seduzione, il rapporto sessuale tra i genitori, la castrazione, ecc.), non riducibile alla contingenza del «vissuto» del soggetto, espressione filogenetica di scene originarie, forse appartenenti al passato arcaico dell’umanità. 4. In petrografia, relitto strutturale di un elemento litoide inglobato in altra roccia, sia sedimentaria sia magmatica o metamorfica.