etere1
ètere1 (ant. ètera) s. m. [dal lat. aether -eris, gr. αἰϑήρ -έρος, dal tema di αἴϑω «ardere»]. – 1. a. Secondo gli antichi cosmologi greci, la parte più alta, pura e luminosa dello spazio; nella fisica aristotelica, il quinto elemento, incorruttibile, di cui sono costituiti le sfere e i corpi celesti, dal cielo della luna al cielo delle stelle fisse. b. poet. Aria, cielo (v. anche etra): all’etere stellato (Foscolo). 2. In fisica, e. cosmico, sostanza estremamente tenue, imponderabile ed elastica, presente in ogni parte dell’Universo (quindi anche nel vuoto), la cui esistenza, oggi non più ammessa, fu postulata dai sostenitori della teoria ondulatoria della luce (da Cartesio ai fisici della fine dell’800, in partic. J.C. Maxwell e A. Hertz, ai quali si deve la teoria dell’e. elettromagnetico, veicolo di tutte le forze elettriche e magnetiche e quindi anche delle onde luminose) per spiegare la propagazione della luce nel vuoto, i fenomeni di polarizzazione, diffrazione, ecc. (v. fig. a p. 350). 3. Nel linguaggio com. e giornalistico, lo spazio in genere, come luogo di propagazione delle onde elettromagnetiche, soprattutto nelle espressioni divisione o spartizione o lottizzazione dell’e. (cioè, propriam., della frequenza di emissione), tra enti che gestiscono emittenti radiotelevisive; e, con uso più ampio, lanciare messaggi nell’etere.