drudo
s. m. (f. -a) e agg. [dal provenz. ant. drut, lat. mediev. drudus, e questi prob. dal germ. *drud «fedele»]. – 1. In origine, fedele (in senso feudale-cavalleresco), difensore: l’amoroso drudo De la fede cristiana (Dante), san Domenico; quindi anche amante, amatore, nel senso generico della parola: quando l’augel pia Allor disia ’l me’ cor drudo avere (G. Cavalcanti); fig.: quando essa [la filosofia] con li suoi d. ragiona (Dante). Oggi conserva solo il sign., già antico, di amante disonesto (cfr. Dante: Taïde è, la puttana che rispuose Al d. suo ...), con riferimento, in genere spreg. o scherz., a relazioni di libero amore. In questo senso, si usa anche il femm.: è la sua druda. 2. agg., ant. e letter. Leale, fedele; dedito all’amore; forte, florido, detto anche di animali, piante e altre cose: togli su, pantera druda, Togli su questi bocconi (Carducci).