dotto
dótto (ant. dutto) s. m. [dal lat. ductus -us, der. di ducĕre «condurre»]. – In biologia, canale a pareti proprie che in genere dà passaggio a un liquido organico (linfa, sangue, prodotto di secrezione, ecc.). In partic.: a. In botanica, d. stomatico, lo spazio frapposto alle due cellule dello stoma, che a guisa di canale permette la comunicazione tra gli spazî intercellulari e l’ambiente esterno e assicura gli scambî gassosi nei due sensi. b. In anatomia e anatomia comparata: d. cistico, il canale che collega la vescicola biliare o cistifellea al d. epatico, cioè al canale, collocato all’ilo del fegato, che raccoglie la bile dai due d. biliari; d. eiaculatore, canale che nell’apparato genitale maschile serve a convogliare verso l’esterno il liquido seminale; d. pneumatico, canale che fa comunicare, in un gruppo di pesci ossei, la vescica natatoria con l’intestino anteriore o faringeo. D. toracico, il maggiore collettore della circolazione linfatica, che ha origine da un’ampia dilatazione ampollare (la cisterna del Pecquet) posta tra i pilastri del diaframma, dal tronco linfatico intestinale e dai tronchi linfatici lombari, che sono considerati sue radici e che gli portano la linfa dell’intestino e della metà inferiore del corpo; percorre tutto il mediastino posteriore accompagnando l’aorta e giunto nel collo si apre nella vena anonima sinistra. D., o condotto, di Cuvier (dal nome del naturalista fr. G.-L. Cuvier, 1769-1832), tronco venoso in cui, nei ciclostomi e nei pesci, confluiscono, in ambedue i lati, le vene cardinali anteriore e posteriore, vasi omologhi della vena cava superiore e di quella inferiore dei vertebrati superiori.