dopo Muro
(dopo muro), loc. s.le m. inv. Fase politica successiva al crollo del muro di Berlino, avvenuto il 9 novembre 1989. ◆ Nei giorni in cui le truppe tedesche si stanno preparando per andare in Afghanistan [...] da un luminoso appartamento nel cuore di Pankow profondo Est della Berlino riunificata si leva ancora una voce di protesta. È quella di Volker Braun, sessantadue anni, uno degli scrittori più significativi della Germania del dopo muro. (Stampa, 30 dicembre 2001, p. 20, Società e Cultura) • Ricco, ricchissimo il programma, eccezionale già dalla serata d’apertura che vedrà Sven Regener […] e Thomas Brussig […], i due giovani scrittori di Berlino più noti e apprezzati dal pubblico, osannati dalla critica per il loro sguardo ironico sulla vita giovanile negli anni del «dopo muro». (Giovanna Roseghini, Corriere della sera, 28 maggio 2004, p. 59) • Le sfide del dopo Muro le ha invece raccolte Carolin Grosswendt. «Il mio segno è lo Scorpione, noi scorpioni dobbiamo affrontare un sacco di momentacci, ciò ci fa più forti». Sua madre era sportiva, il doping di Stato Ddr le ha rovinato la salute. Carolin ha scelto anche lei un’attività estrema: la danza. (Andrea Tarquini, Repubblica, 6 novembre 2007, p. 28, Politica estera).
Derivato dal s. m. muro con l’aggiunta della prep. dopo, usata con funzione di prefisso.
Già attestato nella Repubblica del 24 marzo 1990, p. 12, Politica estera (Pietro Visconti).
V. anche dopo-Ottantanove.