disidratazione
diṡidratazióne s. f. [dal fr. déshydratation, der. di déshydrater: v. disidratare]. – 1. a. In chimica, perdita spontanea o forzata di acqua da un corpo, dovuta a riscaldamento (per le sostanze solide), evaporazione o distillazione (per i liquidi), trattamento con disidratanti (per i fluidi). In partic.: d. degli alimenti, riduzione della quantità di acqua contenuta in alcuni alimenti (soprattutto vegetali), per diminuirne il volume e aumentarne la durata di conservazione; d. degli olî minerali, operazione di separazione dal petrolio dell’acqua fossile in esso contenuta, mediante adsorbimento, centrifugazione, filtrazione o distillazione. b. In chimica organica, reazione (largamente utilizzata anche nella chimica industriale) per la quale vengono sottratti dalla molecola di un composto gli elementi di una o più molecole d’acqua, riscaldando fortemente il composto in presenza di sostanze disidratanti (acido solforico, fosforico, allumina, ecc.); si possono così ottenere, dagli alcoli, composti a doppio legame (per es., etilene dall’alcole etilico), e, dagli ossiacidi, lattoni e lattidi. 2. In medicina, perdita eccessiva di acqua da parte dei tessuti, a causa di una esagerata evaporazione cutanea e polmonare o di una nutrizione a base di soli cibi solidi; d. del lattante, quella a cui sono soggetti i neonati affetti da gravi disturbi gastro-enterici.