disfattismo
s. m. [der. di disfatto, part. pass. di disfare, per adattam. del fr. défaitisme, coniato (1915) dallo scrittore russo G. Alexinskij, come traduz. del russo poraženčestvo da lui stesso coniato sul v. porazit′ «colpire, danneggiare»]. – 1. L’attività di chi con varî mezzi si adopera, in tempo di guerra, per la disfatta del proprio paese, anche col diffondere sfiducia e pessimismo sulle possibilità di vittoria. In partic., nel linguaggio giur.: d. politico, reato di chi diffonde o comunica voci o notizie false, esagerate o tendenziose, che possono destare pubblico allarme, deprimere lo spirito pubblico, o comunque nuocere agli interessi nazionali; d. militare, reato di chi intende indurre il governo alla sospensione o alla cessazione delle ostilità, diffondendo notizie false, esagerate o tendenziose, denigrando la guerra, omettendo la consegna alle autorità di manifesti o altre cose diffuse dal nemico, o istigando i militari a disobbedire alle leggi; d. economico, quello diretto a deprimere il corso dei cambî, o a influire sul mercato dei titoli o dei valori, pubblici o privati, in modo da esporre a pericolo la resistenza della nazione di fronte al nemico. 2. Per estens., l’opera di chi con voci allarmistiche o denigratorie e sim. cerca di ostacolare l’azione del governo e delle autorità, la riuscita o il buon andamento di un’impresa, o comunque tenta di scalzare negli altri la fiducia in qualche cosa: il d. nelle fabbriche; fare del disfattismo. 3. In senso più soggettivo, mancanza di fiducia, senso di pessimismo sistematico riguardo alle possibilità di riuscita di un’impresa o di un’iniziativa: dare prova di d.; cercare di arginare il diffondersi del disfattismo.