dirigere
dirìgere v. tr. [dal lat. dirigĕre, comp. di di(s)-1 e regĕre «reggere, guidare»] (io dirigo, tu dirigi, ecc.; pass. rem. dirèssi, dirigésti, ecc.; part. pass. dirètto). – 1. a. Volgere verso una meta, avviare in una determinata direzione: d. i proprî passi verso casa; d. lo sguardo (a un punto preciso, diverso da volgere o rivolgere lo sguardo, verso un luogo generico, o verso una persona); d. la mira, puntando un’arma; d. qualcuno da una persona, presentarglielo raccomandandolo. Fig., volgere a un fine o a un oggetto astratto: diresse tutti i suoi sforzi alla riuscita dell’impresa; la norma del giusto o dell’ingiusto, che deve d. le azioni (Beccaria). Nel rifl., incamminarsi, volgersi o tendere verso una meta: ci dirigemmo verso la piazza; la nave si diresse al largo; si diresse verso di lui con aria minacciosa; anche fig.: intende dirigersi agli studî scientifici. b. Indirizzare: d. un messaggio, un telegramma; anche rivolgere (un discorso, un’allusione, ecc.): d. la parola a qualcuno; era una malignità diretta contro di me; nei rifl., dirigersi a qualcuno, rivolgersi a lui per una domanda, una richiesta e sim. 2. Guidare, regolare l’andamento, il funzionamento, lo svolgimento, o essere a capo di qualche cosa: d. una scuola, un’azienda; d. la casa, i lavori; d. un giornale; d. il traffico, riferito al vigile, regolarlo (anche con il consentire il movimento dei veicoli e dei pedoni nelle varie direzioni); d. l’orchestra o un concerto, i cori, le danze; d. le anime, le coscienze; d. l’opinione pubblica. ◆ Part. pres. dirigènte, anche come agg. e sost., con accezioni partic., (v. la voce). ◆ Part. pass. dirètto, anche come agg. e s. m., con accezioni partic. (v. la voce).