diplomatichese
s. m. Il linguaggio tipico dei diplomatici, della diplomazia. ◆ Washington e l’Unione Europea hanno ideato una tattica dilatoria chiamata «standard prima, status poi», espressione che consentiva di usare il «diplomatichese» per mascherare la paralisi burocratica. (Richard Holbrooke, trad. di Maria Serena Natale, Corriere della sera, 27 aprile 2005, p. 16) • La novità è che, dopo la formale protesta della Commissione Europea, consegnata a Reykjavik dall’ambasciatore di Svezia, dopo la convocazione dell’ambasciatore d’Islanda da parte del governo inglese, ben 24 governi, sparsi in tutto il mondo, hanno fatto pervenire nella capitale islandese un documento congiunto in cui si sottolinea l’estremo disappunto, termine eufemisticamente diplomatico, per questa riapertura della caccia commerciale ad animali protetti da una moratoria internazionale. Faccio la traduzione del diplomatichese: le 24 nazioni hanno fatto capire all’Islanda di essere fortemente incazzate per la mancanza di rispetto degli accordi presi. (Oscar Grazioli, Libero, 9 novembre 2006, p. 18, Italia) • Lasciando pure da parte il diplomatichese, è sotto gli occhi di tutti che l’Amministrazione americana - proprio quella dei Bush, dei neocon, della guerra preventiva e dell’asse del male - ha di recente riavviato contatti con Siria e Iran, cioè con due dei peggiori «Stati canaglia» del mondo, secondo il copyright dello stesso [George W. ] Bush nel discorso sull’asse del male del 2002. (Lucia Annunziata, Stampa, 15 agosto 2007, p. 1, Prima pagina).
Derivato dal s. m. e agg. diplomatico con l’aggiunta del suffisso -ese.
Già attestato nella Repubblica del 25 maggio 1992, p. 15 (Rodolfo Brancoli).