desocializzazione
s. f. La perdita della capacità da parte dell’individuo di modellare il proprio comportamento e le proprie caratteristiche conformandoli alle norme, alle relazioni e ai valori sociali condivisi. ♦ L'anonimato tende ad avvolgere di un manto, insieme protettivo e angosciamela vita quotidiana di molti di noi. Quali sono le possibili conseguenze di questa situazione che i sociologi chiamano anomica? Sono conseguenze ambigue e ambivalenti. Da un lato, c'è sicuramente l'allentamento dei legami sociali, una specie di desocializzazione che crea le premesse per quelle condizioni di solitudine, così spesso trattate dalla letteratura contemporanea, e che favoriscono il suicidio, la devianza e altri comportamenti antisociali. (Giovanni Bechelloni, Stampa sera, 8 marzo 1982, p. 3, Cronaca) • Architetto, le villette unifamiliari sono dunque un modo di coostruire che dobbiamo considerare superato? «Direi piuttosto che si tratta di una soluzione con alcuni limiti – precisa Gregotti [Vittorio, architetto e urbanista] –: ha aspetti pratici ma ha pure provocato desocializzazione: è andato perduto il senso della città, del vicinato. Il tutto perché è stata associata l'idea di proprietà a quella di libertà». (Claudio Del Frate, Corriere della sera, 4 marzo 2001, p. 53, Lombardia) • Tutto sta a rispettare le proporzioni – il delicato equilibrio tra comunità e immunità. La chiusura è necessaria. Ma fino al punto in cui la negazione non prevalga sulla protezione, minando lo stesso corpo che dovrebbe difendere. È quanto accade nelle malattie autoimmuni, quando il sistema immunitario cresce al punto di autodistruggersi. Attenzione – questa soglia potrebbe non essere lontana. Oggi, sotto la pressione del virus, l’unico modo per le nostre società di salvarsi passa per la desocializzazione. E anche per il sacrificio di alcune libertà personali. Ma fino a quando ciò è possibile senza smarrire il significato più intenso della nostra esistenza, che è la vita di relazione? La stessa immunità che serve a salvare la vita potrebbe svuotarla di senso, sacrificando alla sopravvivenza ogni forma di vita. (Roberto Esposito, Repubblica.it, 23 maggio 2020, Rep: Robinson).
Derivato dal s. f. socializzazione con l’aggiunta del prefisso de-.
Già attestato nella Stampa del 1° novembre 1966, p. 11, Cronache della medicina (Andrea Romero, neurologo).