cucchiaio
cucchiàio (region. cucchiaro) s. m. [lat. cochlearium, der. di cochlea «chiocciola»: in origine era prob. un arnese fornito di punta che serviva per mangiare le chiocciole]. – 1. Utensile da tavola di metallo per lo più cromato, di argento, legno, osso, ecc., che consta di un manico diritto o curvo terminante con una concavità ovale più o meno appuntita all’estremo; è usato per raccogliere e portare alla bocca pietanze liquide o semiliquide, o anche (soprattutto quelli di legno) per mescolare i cibi durante la cottura. Di uso fam. la locuz. essere da raccogliere o da raccattare col c. (o col cucchiaino), di persona che non si regge in piedi per la fatica o per essere mal ridotta. 2. Quantità di liquido o d’altro contenuta in un cucchiaio: un c. di brodo, di farina, di sciroppo, di zucchero, ecc. Nella tecnica farmaceutica, il cucchiaio serve, con opportune distinzioni e denominazioni, come unità di misura, di volume o di peso (per es., un cucchiaio da caffè equivale a 5 g, un cucchiaio da frutta a 10 g, ecc.). 3. C. chirurgico: strumento a forma di cucchiaio, a margini smussati o taglienti, adoperato in varî interventi di raschiamento. 4. Nelle macchine escavatrici, organo di lavoro – costituito da una cassa cubica col margine inferiore sporgente e guarnito di grosse punte di acciaio – che, nella fase di caricamento, viene spinto contro il materiale da scavare e, una volta riempito, può scaricare, mediante l’apertura del suo fondo, il materiale scavato sui veicoli adibiti al trasporto. ◆ Dim. cucchiaiétto, e più com. cucchiaino (v.); spreg. cucchiaiùccio; accr. cucchiaióne (v.); pegg. cucchiaiàccio.