corrosione
corroṡióne s. f. [der. di corrodere]. – 1. L’azione e il fatto di corrodere, d’intaccare cioè lentamente e progressivamente la superficie di un corpo, e l’effetto che ne consegue. In partic.: a. In chimica fisica, fenomeno di attacco esercitato da agenti atmosferici o altri mezzi aggressivi sui materiali, spec. metallici, con cui vengono a contatto, e che ha come conseguenza la formazione di nuovi composti, solubili o insolubili, e una lenta ma progressiva alterazione delle caratteristiche, spesso non soltanto superficiali, del materiale intaccato. b. In cristallografia, figure di c., incavi, fossette, striature che si producono sulle facce dei cristalli per l’azione più o meno prolungata di solventi e reattivi opportunamente scelti; presentano un contorno genericamente poligonale, e corrispondono, per forma e orientamento, al grado di simmetria del cristallo. c. In geografia fisica, processo di degradazione svolto direttamente dalle piogge sul suolo, con esclusione delle azioni di erosione dovute al ruscellamento; anche, il complesso delle azioni esercitate sul suolo dai materiali portati in sospensione dalle acque correnti fluviali. d. In petrografia, c. magmatica, aspetto particolare del consolidamento dei magmi, consistente nel riassorbimento totale o parziale, da parte della massa fusa, di cristalli già formati durante la prima fase del raffreddamento. 2. In usi fig., azione di lento e progressivo logorio o deterioramento fisico o psichico: la lenta c. del male, o di un organismo minato da un male; un rapporto messo in pericolo dalla c. del sospetto, della gelosia.