conversevolezza
s. f. Nei linguaggi artistici, nelle varie forme testuali di scrittura, la caratteristica e la capacità di esprimersi e di interagire con un tono e in uno stile conversevole, vivido ed efficace. ♦ Il Biedermeier ha tinte ancora più dolci, le stanze, anche se vuote, tradiscono una delicata conversevolezza – e bellissima è una «Camera della nonna» di Ida von Lilier, una stanza con la nonna in cuffia bianca che ricama in un angolo del divano, il padron di casa in poltrona con la finanziera blu, due cagnoletti che ruzzolano sul tappeto che pare un patch-work, i vasi di fiori sul davanzale, e la porta aperta da cui si vede lo specchio d'una stanza da letto. (Enzo Siciliano, Corriere della sera, 24 maggio 1987, p.5) • Quel suo depresso libertinismo intellettuale celava una disperata sete di assoluto. Difficile capirlo a prima vista, perché Belbo compensava i momenti di fuga, esitazione, distacco, con momenti di distesa conversevolezza, in cui si divertiva a produrre assoluti alternativi, con ilare miscredenza. (Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, Bompiani, 1988, p. 36) • Nella cornice insieme fatua e brillante di una serata mondana nella quale si decideranno i destini di Hans Karl e della giovane e volitiva Helene Altenwyl, si sbrogliano come per miracolo i nodi di una vicenda che unisce con esito profondamente innovativo «conversevolezza» goldoniana ed esistenzialismo kierkegaardiano, e nel garbo, nella misura, etica e artistica, offre un insegnamento discreto, quasi reticente sulla commedia del vivere umano e, al contempo, una risposta personalissima del poeta alla coscienza europea smarrita di fronte alle violenze della guerra. (Quodlibet.it, scheda di presentazione di H. von Hofmannsthal, L'uomo difficile/Der Schwierige, 2007) • Ed è sempre attraverso il blog che mi è arrivata su un piatto d’argento quella parola italiana che inseguivo da anni senza trovarla, il corrispondente dell’inglese conversational, ma molto più espressiva ed elegante. Era “conversevolezza”, un regalo che mi ha fatto Silverio Novelli, curatore delle pagine dedicate alla lingua italiana sul sito Treccani. L’ho ringraziato, l’ho subito fatta mia e la semino ai quattro venti sperando che attecchisca. La conversevolezza, dalla parte di chi scrive, di naturale ha ben poco. Alcune letture degli ultimi tempi mi hanno aiutata a capire perché. Non si tratta di scrittori, ma di scienziati. (Luisa Carrada, Mestiere di scrivere.com, 4 marzo 2016) • Il narratore mantiene una uguale distanza dai suoi personaggi, lasciando che siano così a svelarsi da sé attraverso quella ricca dialogicità, quella 'conversevolezza' che è tratto distintivo dello stile narrativo di Fontane e principio compositivo del romanzo. (Elena Raponi, Monumenti, nazionalismo e letteratura nella Germania bismarckiana, in «Analisi linguistica e letteraria», 3/2018, p. 99) • Ora possiamo affermare che, quando la scrittura diventa digitale, la conversevolezza non si limita più soltanto al suono delle parole, diventa anche la possibilità di poter interagire con un testo, così come faremmo con un nostro interlocutore. Pensateci, lo facciamo tutti i giorni tramite i motori di ricerca: interroghiamo Google, Yahoo o Bing, che ci restituiscono un elenco di contenuti pertinenti alla nostra richiesta. I migliori sono, poi, quelli in grado di risponderci senza nemmeno la necessità di leggerli per intero; se ben strutturati, grazie a titoli, corsivi e grassetti, possiamo estrapolare i passaggi che davvero ci interessano ad una prima occhiata. (Sonia Lombardo, Storia continua.com, 31 agosto 2019).
Derivato dall’agg. conversevole con l’aggiunta del suffisso -ezza.