compromesso2
compromésso2 s. m. [dal lat. compromissum, der. di compromittĕre (v. compromettere), part. pass. compromissus]. – 1. Nel linguaggio giur.: a. Negozio con il quale le parti deferiscono ad arbitri la decisione di controversie tra loro già insorte. Eccezione di c., eccezione che viene sollevata dalla parte davanti al giudice ordinario per impedire che esso si pronunzi quando la lite ha formato oggetto di compromesso. b. Analogam., nel diritto internazionale, accordo con il quale due stati convengono di sottoporre una controversia fra loro già insorta a un determinato procedimento idoneo a risolverla, quale il giudizio di un collegio arbitrale. c. C. di avaria, accordo compromissorio (consacrato in un atto detto chirografo di avaria) tra il comandante di una nave e i ricevitori del carico, in caso di avaria generale verificatasi durante il viaggio. 2. Nel linguaggio corrente, contratto preliminare, soprattutto di compravendita. Per estens., fare il c., prima delle nozze, adempiere alle formalità prescritte per contrarre il matrimonio. 3. Più genericam., accordo, impegno reciproco assunto da più persone di procedere a un’azione d’interesse comune: c. dei nobili, lega stretta nel 1566 fra la minore nobiltà protestante dei Paesi Bassi, per ottenere il ritiro dei bandi contro gli eretici. 4. Transazione, accomodamento: venire, arrivare a un c.; un c. fra due contendenti; soluzione di c., forma di accordo fra le opposte esigenze di due parti in contrasto, per cui ciascuna delle due cede qualche cosa per risolvere la controversia; e in usi fig.: fare un c. o venire a un c. con la propria coscienza, scendere a compromessi, recedere parzialmente dai proprî principî; vivere di compromessi, di espedienti non sempre o non in tutto onesti. Per estens., via di mezzo, fusione non sempre organica di elementi eterogenei: un c. tra il vecchio e il nuovo (Carducci). 5. In usi più recenti, spec. nel linguaggio polit. e giornalistico, il termine ha riunito in sé i precedenti sign. per indicare un accordo fra persone o gruppi che, pur comportando reciproche rinunce, non presuppone l’esistenza di una controversia né di un vero e proprio contrasto, bensì la volontà congiunta di raggiungere un fine comune superando eventuali divergenze ideologiche: un c. fra partiti. In partic., c. storico, espressione (coniata sul modello di blocco storico) con cui è stata designata la collaborazione proposta nel 1973 dal Partito Comunista Italiano alla Democrazia Cristiana (ed estesa poi ad altri partiti), al fine di arrivare a una coalizione governativa che godesse di un ampio consenso popolare. 6. ant. Rischio, pericolo, nelle locuz. mettere, tenere in c. una cosa, una persona (cfr. compromettere); e così lasciare, restare in c.: restando le sue cose in c. (Machiavelli).