coattese
s. m. (iron.) Il gergo tipico dei coatti; con particolare riferimento a quelli romani. ◆ Che ci si rivolga a un uomo o a una donna, non cambia. A Roma, da qualche anno, basta la stessa parola. «Bella». Gergo? Dialetto vero e proprio? Coattese puro? Un modo di dire che arriva dalle borgate di [Pier Paolo] Pasolini o da altre, più recenti? La discussione è aperta, e non è l’unica. (Fabrizio Caccia e Alessandro Capponi, Corriere della sera, 21 dicembre 2004, p. 51, Cronaca di Roma) • il tardopasolinismo di Claudio Camarca («Il sole è innocente», 1992) e di Andrea Carraro («Il branco», 1994) con la sua scia di turpiloquio romanesco -- anche nella variante del coattese -- di cui sono intrisi i due romanzi all’insegna della maniera più banale. (Enzo Golino, Repubblica, 31 luglio 2007, p. 42, Cultura).
Derivato dal s. m. coatto, nell’accezione di ‘individuo rozzo, volgare e spesso violento’, con l’aggiunta del suffisso -ese.
Già attestato nella Repubblica dell’11 novembre 1998, Roma, p. V (Fabrizio Caccia).