citta
città (ant. cittade) s. f. [lat. civĭtas -atis «condizione di civis» e «insieme di cives»; al sign. di «aggregato di abitazioni» la parola giunse per metonimia, sostituendo urbs]. – 1. a. Centro abitato di notevole estensione, con edifici disposti più o meno regolarmente, in modo da formare vie di comoda transitabilità, selciate o lastricate o asfaltate, fornite di servizî pubblici e di quanto altro sia necessario per offrire condizioni favorevoli alla vita sociale (il concetto di città è legato a quello di una molteplicità di funzioni di varia origine e indole, economiche, sociali, culturali, religiose, amministrative, sanitarie, ecc., riunite in un solo luogo e per tale ragione non è condizionato dal numero degli abitanti): la c. di Milano, di Londra, di Siviglia; c. grande, piccola, antica, moderna, ricca, povera, popolosa, scarsamente abitata, ecc.; c. marittima o di mare; c. di terraferma o continentale; c. forte o fortificata; c. commerciale, industriale; c. capitale (o più spesso la capitale), quella in cui ha sede il governo; c. di provincia, che non costituisce capoluogo ma è parte della provincia; c. satellite, città che per la sua attività economica (industriale o commerciale) è strettamente legata a un centro più sviluppato, o anche, agglomerato urbano sorto nelle vicinanze di una grande città, a cui sia economicamente legato; il centro, la periferia, i dintorni di una città. Nell’uso, la parola è spesso contrapposta alla campagna, al contado: preferire la c. alla campagna; vita, gente, costumi di c.; avere una casa in c. e una villetta in campagna. b. Con varie determinazioni, indica una parte dell’intero agglomerato urbano, contraddistinto da caratteristiche proprie sotto l’aspetto storico, costruttivo, urbanistico, o di destinazione e fruizione, ecc.: la c. alta, la c. bassa, la parte in altura e rispettivamente la parte in piano d’una città; c. vecchia, la parte più antica (che spesso è anche la parte centrale) d’una città; c. nuova, la parte di edificazione più recente; c. universitaria, il complesso di edifici che riunisce i varî istituti, gli uffici, e i servizî comuni dell’università. In partic., città giardino (dall’ingl. garden-city) concezione urbanistica elaborata tra il 19° e il 20° secolo dall’inglese sir E. Howard (1850-1928), soprattutto per suggestioni del movimento cooperativistico americano e degli utopisti dell’800: si tratta di un sistema di città, di non più di 30.000 abitanti ciascuna, autosufficienti, circondate da una zona agricola, e gestite da una società anonima proprietaria del terreno della cui superficie essa concede l’uso destinando gli aumenti di valore delle aree alla realizzazione di servizî collettivi; l’espressione è passata poi a designare genericamente un complesso urbanistico di case o ville di volume limitato, circondate da giardini e viali alberati, con moderata densità di abitanti e carattere largamente estensivo. c. Con altre specificazioni: città-stato (pl. invar.), la polis greca, che fu caratteristica dell’organizzazione politica greca in età classica, e si identificò con le libere istituzioni democratiche della città di Atene; c. aperta, città priva di difesa o di obiettivi militari tipici, rispetto alla quale i belligeranti sono tenuti ad astenersi dall’esercitare la violenza bellica (durante la seconda guerra mondiale furono dichiarate città aperte Parigi e Roma); c. franca, città che ha il privilegio di introdurre nel suo territorio, in franchigia doganale, merci estere, che pagano dazio soltanto se e quando riescano dalla città stessa per entrare e rimanere nel territorio dello stato; c. dei ragazzi, nome col quale si indicano varie istituzioni assistenziali fondate per accogliere ragazzi abbandonati, bisognosi o in difficoltà, educandoli secondo un particolare metodo psicologico che sviluppi in loro il senso della responsabilità personale e dell’autogoverno (l’espressione è un calco dell’ingl. Boys Town, che ha indicato dapprima il villaggio fondato a questo scopo nel Nebraska dal p. E. J. Flanagan, riconosciuto come municipio nel 1934). d. Per antonomasia: c. eterna o c. dei Cesari, Roma; c. del fiore, Firenze; c. santa, Gerusalemme. e. Usi fig.: c. di Dio, la Chiesa, il paradiso (traduz. dell’espressione lat. civitas Dei di sant’Agostino), a cui si contrappone la c. terrena, il mondo, la vita terrena; c. dei morti (che traduce il gr. νεκρόπολις), il cimitero. 2. L’insieme degli abitanti di una città: c. tranquilla, laboriosa; tutta la c. ne parla; era intervenuta alla cerimonia quasi tutta la città. Nello stesso senso possono essere usati anche i nomi proprî di città: tutta Milano, mezza Roma, la maggior parte di Napoli, intendendosi i Milanesi, i Romani, i Napoletani. ◆ Gli alterati derivano tutti dalla forma ant. cittade: dim. cittadétta (non com.), cittadina e, con accezioni partic., cittadèlla (v.); spreg. cittadùccia, cittaduzza.