cirro
s. m. [dal lat. cirrus «ricciolo, frangia, viticcio»; col sign. 2, il termine è stato introdotto nella terminologia scient. dal meteorologo ingl. L. Howard nel 1803]. – 1. letter. Ricciolo, ciocca di capelli inanellati: Quinzio [Cincinnato], che dal cirro Negletto fu nomato (Dante); i c. delle capellature ribelli (D’Annunzio). 2. Tipo di nube bianca di alta quota (superiore a 6000 m alle medie latitudini), di struttura fibrosa, trasparente, di forma irregolare, per lo più arricciata e ritorta, costituita di sottili aghi di ghiaccio; precede spesso il fronte d’una zona ciclonica e viene detta, dai marinai, coda di gatto. 3. In botanica, organo (detto anche comunem. viticcio) di attacco o di sostegno delle piante angiosperme rampicanti non volubili, derivato da metamorfosi del caule (come nella vite), delle foglie (nelle leguminose) o di radici (nella vaniglia). Cirro-ventosa, cirro che aderisce al sostegno mediante espansioni terminali (vite del Canada). 4. In zoologia, nome di formazioni di diversa natura: a. Organi di movimento grossi e appuntiti, costituiti da pennelli di ciglia agglutinate, localizzati sulla faccia ventrale dei ciliati ipotrichi e che si muovono come vere zampette. b. Corte appendici tentacolari inserite sui parapodî degli anellidi, che possono funzionare come organi tattili o essere trasformate in branchie arborescenti o assumere, come accade nelle specie natanti, la forma di membrane foliacee o, come in quelle reptanti, di scaglie dorsali. c. Trasformazioni pluriarticolate e munite di setole delle zampe toraciche dei cirripedi, i cui movimenti ritmici determinano la corrente d’acqua utile alla respirazione e al nutrimento. d. Organo copulatore di alcuni molluschi e trematodi (vermi piatti).