ciglio
cìglio s. m. [lat. cĭlium «palpebra» poi «ciglio»] (pl. le cìglia, femm., nel sign. proprio e in alcuni dei sign. derivati; i cigli, masch., nel sign. 4 e pop. o letter. anche nel sign. proprio). – 1. a. L’orlo delle palpebre, fornito di piccoli peli ricurvi, che hanno la funzione di difendere l’occhio; nel plur., il complesso dei peli che orlano le palpebre. Locuzioni: in un batter di ciglio, in un attimo; senza batter ciglio, con fermezza, restando impassibile; a c. asciutto, senza piangere. b. estens. Sopracciglio: ciglia folte, rade, nere; inarcare le c., per meraviglia; aggrottare le c. (v. aggrottare); Biondo era e bello e di gentile aspetto, Ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso (Dante). c. poet. Occhio, sguardo: il c. mio Supplichevol vedesti (Leopardi); Le avverse forze tremano Al mover del suo c. (Manzoni); aguzzare le c. (più com. aguzzare gli occhi o la vista), fissare intensamente lo sguardo avvicinando le sopracciglia e stringendo le palpebre: ver’ noi aguzzavan le ciglia Come ’l vecchio sartor fa ne la cruna (Dante). 2. In biologia, ciglia vibratili, esili filamenti contrattili, di origine protoplasmatica, connessi alla superficie libera di alcune cellule (come gli epitelî vibratili che tappezzano le vie respiratorie, l’epididimo, l’ovidutto degli animali superiori) o microrganismi (batterî e protozoi ciliati), e dotati di movimenti ritmici. Si chiamano anche ciglia, in botanica, i peli sottilissimi disposti come le ciglia delle palpebre (per es., al margine di una foglia). 3. In zoologia, altro nome della barbicella della penna degli uccelli. 4. Orlo, lembo estremo d’una strada lungo un solco, un fosso, un canale, un precipizio: il c. della strada; lungo il c. del burrone; fermarsi lungo il c. del precipizio. C. di fuoco si chiamava, nelle opere fortificate, l’intersezione del pendio del parapetto con la scarpa interna. ◆ Dim. cigliétto, con accezione propria (v.); accr. ciglióne (v.).