cellula dormiente
loc. s.le f. Nucleo terroristico temporaneamente non attivo, ma pronto a essere richiamato in azione. ◆ «Quella del terrorismo internazionale di matrice islamica è una minaccia multiforme, poco prevedibile, che può scatenarsi sia per impulsi esterni, sia per autonoma decisione di gruppi o cellule dormienti presenti anche sul territorio nazionale» [Giuseppe Pisanu, ministro dell’Interno]. (Unione Sarda, 8 aprile 2004, p. 5, Cronaca Italiana) • Che l’Italia possa essere nel mirino lo testimonia […] la fitta mappatura di contatti fra le cellule dormienti inglesi legate agli attentatori dell’11 marzo 2004 e alcuni centri culturali islamici attivi in Italia e già sospettati di fornire supporto logistico per il reclutamento e la permanenza in sonno degli aspiranti martiri made in Europe. (Claudia Passa, Giornale, 9 luglio 2005, p. 2, Il fatto) • Daniele Parracino, vicepresidente del Centro di cultura Islamica, non abbandona i toni tranquilli con cui i musulmani bolognesi hanno affrontato fin dall’inizio le polemiche sulla nascita del nuovo luogo di culto in area Caab. […] «Di sicuro si è andati troppo oltre, non si poteva continuare con questa escalation. Quando veniamo paragonati a terroristi delle Br, quando si scrive che facciamo crescere tra i nostri simpatizzanti delle cellule dormienti, non si fa altro che alimentare una situazione di pericolo». (Eleonora Capelli, Repubblica, 19 settembre 2007, Bologna, p. III).
Composto dal s. f. cellula e dal p. pres. e agg. dormiente, ricalcando l’espressione ingl. sleeping cell.
Già attestato nella Repubblica del 12 settembre 1994, p. 13, Mondo (Furio Colombo).