bravo1
bravo1 agg. [dallo spagn. bravo, di etimo discusso, prob. dal lat. barbărus nel senso di «selvaggio, indomito», forse incrociato con pravus «malvagio»]. – 1. Coraggioso, ardimentoso: questi giovinetti Che mostravan aver sì b. core (Berni); Gli epici canti del tuo popol b. (Carducci); un soldato, un guerriero b. (diverso da un b. soldato, un b. guerriero, che rientrano nel sign. 2). Con questo senso è ormai solo letter., tranne che in qualche prov. (come per es.: tutti son b. quando il nemico fugge, e sim.), e soprattutto nella locuz. fare il b., ostentare ardire, fare lo spavaldo millantandosi a parole o esponendosi senza necessità a rischi: ora fai tanto il b., ma ti vedremo alla prova; ha voluto fare il b. uscendo con questo tempaccio senza ombrello. Per estens., riferito ad atti, comportamenti, parole, che rivelano arrogante spavalderia: azioni, espressioni b.; notte b., notte di imprese rischiose, di bravate. 2. a. Più com., abile, esperto, capace nella propria arte o professione: un b. medico, un b. pittore, un b. cantante, un bravissimo tipografo, un meccanico veramente b.; e in genere, di chi riesce bene in qualche cosa: essere b. a scuola, nel proprio mestiere; è sempre stato b. a cucinare; è una professoressa molto b. nelle spiegazioni. Anche di animali: un b. cavallo; un cane da caccia assai b.; è un gatto b. per i topi. Efficaci i modi fam.: chi l’indovina è b.; chi ti capisce è b.; chi ci riesce è b., e sim., per indicare che una cosa è difficile a intendersi, a farsi. Spesso iron.: è molto b. a buttare i quattrini; sei b. solo a crear confusione. b. Frequente come voce di approvazione, di applauso (spec. in teatro o in altri spettacoli pubblici): bene! ... bravo! ... bis!; accogliere con un «bravo!»; dei «bravo!» che non finivano più; bravi ragazzi, vi siete comportati benissimo. E come esortazione, incoraggiamento: su, da b., prendi la medicina; da bravi, datemi una mano a spostare il tavolo; via, da b., ridammi la penna. Anche iron., a chi fa o ha fatto cosa che meriti biasimo: b.! séguita pure così; hai rotto la tazza? ma b.!; bravi davvero!; così, b. furbo!, b. merlo!, a chi ha fatto o racconta di aver fatto qualche stupidaggine; e a chi ne combina una grossa o dice uno sproposito: b. asino!, b. bestia! 3. Con riferimento alle qualità morali, alle doti dell’animo: un brav’uomo, una b. donna, un b. ragazzo, di persona onesta, dabbene, di buon cuore; brava gente, di persone oneste, fidate; puoi fidarti di lui, è un brav’uomo, un galantuomo. Spesso è solo attributo di cortesia: sentite, brav’uomo; ditemi, b. donna (espressioni oggi disusate, citate solo in tono scherz.). In questi casi, è sempre preposto al sostantivo. 4. Riferito a cosa, come rafforzativo fam.: accese la sua b. sigaretta e poi cominciò a parlare; se ha detto così, ha le sue b. ragioni; entrò, col suo b. cappello in testa; Pinocchio col suo b. abbecedario nuovo sotto il braccio, prese la strada che menava alla scuola (Collodi); un tizio inglese o americano sostiene che durante la guerra gli americani avevano trovato un extraterrestre col suo b. disco volante nel deserto del Sahara o lì vicino (Giulio Mozzi). 5. ant. a. Variante di brado, cioè non domato, selvatico, detto d’animale: Ognun lo fugge come fera b. (Pulci). b. Aspro, selvaggio, detto di luoghi (in questo senso, dallo spagn. e port. bravo): l’isola è forte di sito, per essere quasi tutta costa b. (Sassetti). 6. Locuz. avv. alla brava, al modo di chi fa il bravo, quindi con spavalderia o con negligenza affettata: portare il cappello alla brava; più spesso, con sicura franchezza, in pochi tratti, rapidamente, o con approssimazione, senza troppo impegno: con due pennellate alla brava gli fece il ritratto. 7. Nel codice alfabetico internazionale, bravo è la parola che identifica convenzionalmente la lettera b. ◆ Dim. bravino (poco com. bravétto e bravettino), abbastanza bravo, come giudizio di lode: è bravino a scuola; meno elogiativo bravùccio; accr. bravóne (fare il bravone, lo spaccone); pegg. bravàccio (v. la voce). ◆ Avv. bravaménte (v. la voce).