blairismo
s. m. La strategia politica di Tony Blair, premier britannico dal 1997 al 2007. ◆ [Daniele] Lugli parla di «terza Via», un’espressione cara a Pietro Ingrao prima che se ne impossessasse, per stravolgerla, il blairismo: vuol dire ricerca di un mutamento dell’esistente oltre la tenaglia del «potere che sta sulla canna del fucile» e la riduzione del medesimo alla sola «scheda elettorale». (Rina Gagliardi, Liberazione, 29 febbraio 2004, p. 2, Oltre la notizia) • «Lui» è Boris Becker, l’uomo d’oro del tennis di tutti i tempi, che a sorpresa potrebbe diventare il prossimo sindaco di Londra. Dopo Ken Livingstone, detto «il rosso» per via del suo originario colore di capelli e per la vocazione radicale che lo ha fatto trionfare due volte in polemica con il blairismo dominante, i conservatori proverebbero dunque a riprendersi la guida della capitale inglese, affidandosi a un grande campione dello sport più amato dai sudditi del Regno Unito. (Marcello Sorgi, Stampa, 9 luglio 2007, p.1, Prima pagina) • Questi socialisti francesi sono davvero straordinari! Da dieci anni fanno del blairismo uno spauracchio, l’immagine stessa di quello che la sinistra, la loro sinistra, non deve essere. Nel blairismo vedono l’incarnazione quasi diabolica del tradimento degli ideali che essi pretendono di incarnare. (Bernard Henry Lévy, Corriere della sera, 21 gennaio 2008, p. 26).
Derivato dal nome proprio (Tony) Blair con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Già attestato nel Corriere della sera del 1° maggio 1997, p. 11, Esteri (Alessio Altichieri).