assimilare
v. tr. [dal lat. assimilare o assimulare «rendere simile», der. di simĭlis «simile»] (io assìmilo, ecc.). – 1. a. Rendere simile o considerare come simile: sono due fatti diversi che non si possono a.; a. una merce a un’altra agli effetti del dazio; rifl.: tu che volesti, essendo indegno, assimilarti a Dio, sei fatto ... simile alle bestie (Cavalca). b. In fonologia, adattare o rendere identico un fonema ad altro vicino; più spesso nella forma rifl. assimilarsi: fonemi, consonanti che si assimilano, che si sono assimilati (per il fenomeno, v. assimilazione, n. 1 b). 2. a. Convertire (parlando di organismi animali o vegetali) il nutrimento in sostanza organica e vivente: a. i grassi; carni, verdure che si assimilano facilmente; anche nel linguaggio com., con uso assol.: è un soggetto, un organismo che assimila molto, o non assimila affatto, per indicare la maggiore o minore predisposizione a ingrassare. b. fig. Di cognizioni, idee, verità e sim., non riceverle passivamente nella memoria ma farle proprie col ragionamento e con l’elaborazione critica: è un ragazzo che studia molto ma assimila poco. ◆ Part. pass. assimilato, anche come agg. e s. m. (v. la voce).