appendice
s. f. [dal lat. appendix -icis, der. di pendēre «pendere»]. – 1. Parte aggiunta, accessoria a un’altra: a. a un discorso, a una conferenza; con riferimento a libri, aggiunta posta in fine del volume per chiarire punti particolari non trattati completamente nel testo; anche, volume di aggiornamento ad opere di carattere enciclopedico, e sim. Meno com. (tranne che in accezioni specifiche, per le quali v. i nn. 3 e 4), in senso più concr., elemento integrante di un oggetto, di un corpo, di una struttura, di cui costituisce il prolungamento, la parte finale o sporgente, per lo più di dimensioni minori e, spesso, con una propria configurazione: una lunga coda con un’a. biforcuta. E in usi estens. e fig.: la costruzione rappresenta un’a. della villa; nel linguaggio fam., con riferimento a persone che sono solite accompagnarne un’altra: vieni a trovarmi, ma possibilmente senza appendici. 2. Nei giornali quotidiani del passato, la parte a piè di pagina destinata a scritti di vario argomento, generalm. di tono leggero; romanzo d’a., pubblicato, anche a puntate, in questa parte del giornale (primo esempio sembra sia stato il Robinson Crusoe di D. De Foe pubblicato sul London Post nel 1719-20); e con allusione al tono generalmente grossolano e popolareggiante di questo tipo di romanzi, le espressioni, per lo più spreg., scrittore, romanziere d’a., letteratura d’a., e sim. 3. In anatomia: a. cecale o vermiforme, prolungamento cilindrico, stretto, di lunghezza variabile (5-20 cm), che si diparte dall’intestino cieco in prossimità dello sbocco dell’ileo; a. epiploiche (v. epiploico). 4. In marina, appendici (o più propr. a. di carena), tutti quegli elementi strutturali delle navi (timoni, alette di rollio, bracci portaelica, ecc.) che, per necessità funzionale, sporgono dalla carena, benché ne alterino l’avviamento e ne aumentino la resistenza al moto (resistenza per appendici).