Zanobi da Strada
Nato probabilmente nel 1312, figlio di un Giovanni detto lo Stradino, maestro di grammatica a Firenze, alla morte del padre (1332) ne raccolse la successione ed esercitò il suo mestiere di maestro in Firenze, in relazione con i nomi più prestigiosi della cultura del tempo (basti pensare a un Petrarca e a un Boccaccio).
Nel 1352, cedendo alle insistenze di Nicolò Acciaiuoli, si recò a Napoli, presso la corte angioina. Presente nel 1355 all'incoronazione di Carlo IV, assieme all'Acciaiuoli, fu da quest'ultimo presentato all'imperatore e ne ottenne la corona poetica dinanzi al duomo di Pisa (14 maggio). Nell'ottobre dello stesso anno lo troviamo a San Germano ai piedi di Montecassino, vicario del vescovo Angelo Acciaiuoli, alla cui morte, nel 1357, lasciato l'ufficio, tornò a Napoli. La sua sosta in questa città fu di breve durata, in quanto nel 1358 si recò ad Avignone come scrivano papale. Morì di peste nel 1361, mentre traduceva i Moralia di Gregorio Magno. La signoria di Firenze gli decretò una statua il 22 dicembre 1364 assieme al Petrarca, Boccaccio, Accursio giurista e Dante.
Nel codice 1036 nella biblioteca Riccardiana di Firenze è contenuto un esemplare della Commedia con postille di un tal Bartolomeo Ceffoni che risalgono al 1432. Tra le altre figura una nota in cui si dà notizia dei principali commentatori danteschi antecedenti: si citano Boccaccio, Petrarca, Francesco da Buti, Contado da Pisa, Benvenuto da Imola, Quel di Bologna, Quel della Marca e " M. Zanobi da Strada chontado di Firenze ". Questa è l'unica notizia che ci sia pervenuta di un commento di Z. da Strada alla Commedia (e in effetti è da notare la scarsa informazione dell'estensore della nota che attribuisce la qualifica di commentatore al Petrarca).
Già le vaste ricerche del De Batines, cui si deve la segnalazione della notizia, non avevano permesso d'individuare il supposto commento di Zanobi. Nel 1865 i padri benedettini di Montecassino pubblicavano l'edizione del codice della Commedia appartenente alla biblioteca del monastero (segnatura 512, ex 589) e contenente postille stese in diverso periodo, alcune delle quali comunque assai antiche: vedi CHIOSE CASSINESI. Il p. Luigi Tosti, uno degli editori del codice, avanzò la proposta che esso dovesse appunto essere il perduto commento dello Z., il quale era stato vicario nel monastero dal 1355. L'ipotesi non poteva essere comunque suffragata da ulteriori prove, anche se la cronologia potrebbe non ostacolare tale identificazione. Importa però piuttosto notare come il commento del manoscritto cassinese è strettamente dipendente da quello di Pietro Alighieri. L'ultimo studioso del commento cassinese, il Giannantonio, si limita pertanto a postulare la possibilità che fosse lo Z. a fornire notizie e informazioni sulla Commedia ai monaci e all'anonimo chiosatore. Se così fosse, la sua figura si arricchirebbe ulteriormente nelle linee di una funzione di tramite della cultura toscana (e sia pure di tanto meno importante e significativa di quella dei suoi amici Petrarca e Boccaccio) nell'Italia meridionale.
Bibl. - Il codice cassinese della D.C. per la prima volta letteralmente messo a stampa per cura dei monaci benedettini della badia di Monte Cassino, Montecassino 1865; Batines, Bibliografia II 296; M. Barbi, Per gli antichi commenti alla D.C., in " Studi d. " X (1925) 150-151; P. Giannantonio, I commentatori meridionali della D.C., in D. e l'Italia Meridionale, Firenze 1965, 395-401.
Su Z. da Strada: v. Forcellini, Z. da S. e la sua venuta nella Corte di Napoli, in " Arch. Stor. Province Napoletane " XXXVII (1912) 243-263; A. Foresti, Aneddoti della vita di F. Petrarca, Brescia 1928, 208 ss., 327; P. Guidotti, Un amico del Petrarca e del Boccaccio: Z. da S., in " Arch. Stor. Ital. " LXXXVIII (1930) 249-293; E. Léonard, Victimes de Pétrarque et de Boccace: Z. da S., in " Études Italiennes " IV (1934).