SHARPE, William F.
Economista statunitense, nato a Cambridge (Massachusetts) il 16 giugno 1934. Ha svolto interamente i suoi studi presso l'università della California a Los Angeles, dove ha conseguito la laurea (1955), il M.A. (1956) e infine il Ph. D. (1961). È stato professore dapprima presso l'università di Washington (1961-68) e successivamente presso l'università di Irvine; attualmente è Timken Professor Emeritus of Finance presso la Graduate School of Business dell'università Stanford. Nel 1990 gli è stato conferito il premio Nobel per l'economia, congiuntamente agli altri due economisti statunitensi M. Miller e H. Markowitz, per i suoi contributi alla teoria della formazione del prezzo delle attività finanziarie, il cosiddetto Capital Asset Pricing Model (CAPM). Il principale contributo di S. è consistito nell'integrare le teorie dell'equilibrio dei mercati finanziari caratterizzati da incertezza con gli approcci normativi alle decisioni finanziarie in presenza di incertezza.
L'analisi di S. parte dall'ipotesi che l'investitore razionale diversifica il proprio portafoglio tra attività finanziarie sicure e attività finanziarie rischiose e mostra che anche il più diversificato dei portafogli possibili comporta comunque un ineliminabile grado di rischio: il prezzo delle diverse attività finanziarie oscilla nel tempo e, specificamente, alcuni prezzi oscillano più di altri. Gli investitori, che ovviamente sono disposti a sottoscrivere le attività con un'esposizione al rischio maggiore solo se il rendimento atteso è maggiore, devono quindi scegliere il grado ottimale di rischio del portafoglio che dipende dalle loro aspettative rispetto all'andamento futuro del rendimento di ciascuna attività finanziaria piuttosto che dal loro atteggiamento verso il rischio. Infatti l'attitudine dell'investitore verso il rischio è cruciale nella prima fase del processo decisionale e cioè nella ripartizione fra attività finanziarie sicure e rischiose. Viceversa nella seconda fase del processo decisionale, e cioè nella scelta della combinazione di attività rischiose, l'elemento cruciale è il rischio specifico di ciascuna attività finanziaria, definito da S. come la volatilità del rendimento dell'attività finanziaria rispetto alla volatilità del rendimento del portafoglio del mercato (media ponderata di tutti i titoli). Il modello di S., quindi, consente di calcolare il rischio ottimale di portafoglio attraverso la determinazione di un coefficiente di rischio, il ''coefficiente beta'', che misura il contributo marginale di ciascuna attività finanziaria al rischio complessivo della quota di portafoglio investita in attività rischiose. Gli studi successivi di S. hanno offerto numerose applicazioni dei risultati del Capital Asset Pricing Model a problemi concreti nella politica degli investimenti e nella gestione finanziaria. La semplicità del computo del coefficiente di rischio beta ha assicurato una guida utile a disposizione di quegli operatori che si trovano a gestire portafogli di titoli, quali i fondi di investimento e i fondi pensione e, al tempo stesso, ha consentito di mostrare che un'eccessiva ridefinizione della combinazione del portafoglio e i conseguenti alti costi di transizione a essa associata influenzano negativamente il rendimento di tali fondi.
Tra i principali lavori si ricordano: A simplified model for portfolio analysis, in Management Science (1963); Capital asset prices: a theory of market equilibrium under conditions of risk, in The Journal of Finance (1964); Mutual fund performance, in The Journal of Business (1966); Portfolio theory and capital markets (1970); Corporate pension funding policy, in Journal of Financial Economics (1976); The capital asset pricing model: a ''multi-beta'' interpretation, in Financial decision making under uncertainty, a cura di H. Levy e M. Sarnt (1977); Bank capital adequacy, deposit insurance and security values, in Journal of Finance and Quantitative Analysis (1978); Decentralized investment management, in Journal of Finance (1981); Some factors in New York stock exchange security returns (1982); Factor Models, CAPMs and the ABT, in Journal of Portfolio Management (1984); Asset allocation tools (1985); Integrated asset allocation, in Financial Analysts' Journal (1987); Policy asset mix, tactical asset allocation, and portfolio insurance, in Asset allocation, a handbook of portfolio policies, strategies and tactics, a cura di R. Arnott e F. Fabozzi (1988); Liabilities. A new approach, in collaborazione con L.G. Tint, in Journal of Portfolio Management (1990); Asset allocation: management style and performance measurement, ibid. (1992).