VOLSINII (XXXV, p. 566)
Si è iniziata, nel 1946, a Bolsena una sistematica campagna di scavi (tuttora in corso), promossa dalla Scuola archeologica francese di Roma sotto la direzione di R. Bloch, allo scopo principale di scoprire nuovi documenti per risolvere il discusso problema della topografia e ubicazione dell'etrusca Volsinii.
L'assenza di vestigia etrusche nelle vicinanze di Bolsena, dove invece rimangono molte rovine della Volsinii romana, aveva portato la maggior parte degli archeologi a seguire l'ipotesi, fatta al principio del sec. XIX dal Müller, separando completamente la città etrusca da quella romana. Volsinii etrusca avrebbe cioè occupato il luogo dell'attuale Orvieto. Nel 265 a. C., dopo la distruzione della città etrusca per opera dei Romani, i sopravvissuti sarebbero stati trasportati vicino al lago di Bolsena dando origine alla Volsinii romana. I risultati degli scavi odierni infirmano tale ipotesi. Sulle colline dominanti la moderna Bolsena si è scoperta una poderosa cinta etrusca paragonabile perfettamente a quella che circondava Tarquinia. È stata finora messa in luce per circa 2 km. e si è potuto rilevarne il tracciato completo, che doveva misurare complessivamente da 6 a 7 km.; seguiva con i lati N. e O. il bordo di un profondo scoscendimento e circondava una serie di colline di altezza decrescente e delle quali la più elevata, la Mozzetta di Vietena, costituiva l'acropoli della città.
Si deve evidentemente riconoscere in questa cinta il τεῖχος ὀχυρώτατον che, secondo Zonara, proteggeva la Volsinii etrusca. La parte alta della città, costituita da colline strette e scoscese, doveva essere consacrata alla difesa e al culto degli dei. Più in basso, l'altipiano di Mercatello doveva essere occupato da case di abitazione a cui succedettero le ville di Volsinii romana. In alcuni punti la cinta è doppia ed è costituita da due muri collegati fra loro da piccoli muri laterali.
Gli scavi fatti nel 1948 hanno permesso di ritrovare le rovine di un santuario etrusco su una stretta collina, detta della Casetta che, situata proprio sotto l'acropoli, costituiva il centro stesso della città alta. Del tempio sussistono ancora i muri di fondazione, incastrati nella roccia, che presentano una pianta tripartita con interessanti particolarità. È più largo che lungo, misurando m. 17,20 di larghezza e m. 13,40 di lunghezza; la disposizione della cella centrale è curiosa: nel centro si trova una lastra circolare di pietra e nel fondo sussiste in parte una specie di banchina di blocchi di tufo. Il materiale rinvenuto è piuttosto povero e comprende molti frammenti di antefisse che sembrano risalire all'ultimo periodo della città etrusca.