vocale (sost.)
Con una denominazione risalente alla grammatica antica, D. chiama " vocali " i suoni (e le relative lettere) che per essere pronunciate non hanno bisogno dell'appoggio di un altro suono, contrapponendosi così alle consonanti.
Come risulta da Cv IV VI 3 ‛ auieo '... è fatto... di sole cinque vocali, che sono anima e legame d'ogni parola, D. considera le v. l'elemento essenziale fonico (anima) per la struttura (legame) della parola; ritiene inoltre che esse contribuiscano alla formazione della sillaba e all'esistenza della rima.
Infatti, in VE II V 4, dopo aver citato il verso di Giraldo da Borneill " Ara ausirez encabalitz cantars ", osserva che esso, benché sembri decasillabo, è in realtà un endecasillabo, perché le due ultime consonanti non fanno parte della sillaba precedente; et licet propriam vocalem non habeant, virtutem sillabae tamen non ammictunt; signum autem est quod rithimus ibi una vocali perficitur, quod esse non posset nisi virtute alterius ibi subintellectae.
Il termine, contrapposto a consonanti, indica le lettere e non i suoni, in Pd XVIII 89 Mostrarsi dunque in cinque volte sette / vocali e consonanti: sono le 35 lettere che nel cielo di Giove formano le parole diligite iustitiam... / qui iudicatis terram (vv. 91 e 93), primo versetto della Sapienza.