GASSMAN, Vittorio
(App. III, I, p. 710)
Attore italiano. Conclusa l'esperienza del Teatro d'arte italiano da lui coordinato con l'operosa collaborazione di L. Lucignani che, se non ha dato all'Italia un repertorio epico-popolare, molto ha gratificato l'attore, G. riprende i contatti, del resto mai interrotti, con il cinema, mettendo a frutto gli aspetti buffoneschi, le goffaggini plebee, l'estro maccheronico valorizzati da M. Monicelli in I soliti ignoti e La grande guerra.
Indossata la maschera del ''mattatore'', ora ingannatore e più spesso ingannato, G. è pronto al gran tour nell'Italia del benessere e in quella che l'ha preceduta, organizzato dai registi della commedia all'italiana. Oltre a schizzare alla svelta figurine divertenti in tanti film sbrigativi, G. individua un tipo rappresentativo di umori e difetti che vanno affermandosi nella nostra società: lo sbruffone che intende vivere alla grande in Il sorpasso (1962), di D. Risi, lo squadrista di La marcia su Roma (1962), sempre di Risi; l'inguaribile avaro di un episodio di L'amore difficile, diretto da Lucignani nel 1962; l'ufficiale cieco di Profumo di donna (1974), ancora di Risi, ecc. Coltiva una sua vena ariostesca in un Medioevo da burla (L'armata Brancaleone, 1966, e Brancaleone alle crociate, 1970, entrambi di Monicelli) e si avvia, in Due pezzi di pane di S. Citti (1979), su una linea intenerita da cui si tira fuori in fretta per riversare ironie su se stesso (l'autobiografico L'alibi, 1969, firmato con A. Celi e Lucignani) o su personaggi del suo ambiente (L'udienza, 1972, di M. Ferreri; C'eravamo tanto amati, 1974, di E. Scola; La famiglia, 1987, sempre di Scola). Pur privilegiando, per accontentare il suo pubblico, l'umorismo d'intonazione satirica, G. si prova, in cinema e soprattutto in teatro, in ruoli di robusta coloritura drammatica (per es., Il deserto dei tartari, 1976, di V. Zurlini, o Affabulazione, 1976, da P. P. Pasolini). La naturale esuberanza talvolta gli è di danno ma, più spesso, gli serve a riproporsi di continuo, sostanzialmente fedele al personaggio che è venuto disegnando, sulla scena culturale. Aiutato da un'eccezionale resistenza fisica, G. s'impone nel mondo dello spettacolo − oltre che con i film (il controllatissimo hidalgo di I picari, 1987, di Monicelli) e le rappresentazioni teatrali − con articoli, polemiche, libri destinati sempre al successo (O Cesare o nessuno, 1974; Un grande avvenire dietro le spalle, 1981; Vocalizzi, liriche, 1988; Memorie del sottoscala, 1990) e con una "Bottega teatrale" dove si formano nuovi attori. Fra le interpretazioni più recenti: Lo zio indegno (1989) di F. Brusati, Tolgo il disturbo (1990) di D. Risi, El llarg hivern (1991) di J. Camino.
Nel 1992 è tornato al teatro con una imponente realizzazione da lui ideata e diretta, Ulisse e la balena bianca, sulla falsariga del Moby Dick di Melville, e presentata a Genova, nell'ambito delle celebrazioni delle Colombiadi.
Bibl.: G. Gambetti, V. Gassman, Roma 1982; D. Cappelletti, V. Gassman. Solitudine di un mattatore, ivi 1988.