FIORINI, Vittorio Emanuele
Nacque a Piacenza il 24 marzo 1860 da Guglielmo, proprietario di una libreria, e da Maria Ferrari. Ancora bambino perdette il padre; la madre si risposò con A. Cosci, storico e poeta; questo legame fu determinante per la formazione del F., perché il Cosci si occupò attivamente dei suoi studi, indirizzandolo in modo decisivo nelle scelte della vita.
Fu, infatti, grazie a lui che nel 1871 egli poté ottenere uno dei posti gratuiti del collegio "Maria Luigia", tenuto a Parma dai padri barnabiti, del quale seguì i corsi fino al luglio 1877, quando si riunì alla famiglia a Bologna, dove il Cosci era stato trasferito come insegnante di storia al liceo "Galvani" e dove egli concluse quel ciclo di studi. L'anno successivo fu ammesso all'ormai celebre Istituto di studi superiori di Firenze, diretto da P. Villari, cui si legò di profonda amicizia; ne resta testimonianza, dopo l'allontanamento di quest'ultimo da Firenze, una copiosa ed interessante corrispondenza.
Nel 1883 il F. si laureò, con una tesi su Benedetto Varchi che è andata perduta, ma di cui resta l'eco nel capitolo Gli anni giovanili di B. Varchi, pubblicato molto tempo dopo in Studi critici da Dante a Manzoni, Pavia 1923. Nello stesso 1883, però, venne a morte il Cosci, sicché tutta la responsabilità della famiglia ricadde sulle spalle del F., obbligandolo ad impegnarsi subito nell'insegnamento secondario come incaricato di storia e geografia a Bologna. La sua carriera nelle scuole medie continuò fino all'aprile 1895 attraverso vari trasferimenti, fra Bologna (liceo "L. Galvani", scuola normale, scuola supenore femminile e scuola tecnica) e Roma (liceo "E. Q. Visconti" e istituto tecnico).
A Bologna trascorse un primo periodo, decisivo per la sua formazione, nel clima di grande vivacità intellettuale di cui godeva allora la città, dividendosi fra la frequentazione assidua della "corte" universitaria di G. Carducci e quella delle riunioni informali alla libreria Zanichelli o alle bottiglierie Giovinazzi e Cillario, dove entrò in rapporti con G. Pascoli, S. Ferrari, T. Casini, E. Panzacchi, G. Chiarini, O. Guerrini, E. Alvisi, A. Soberti e U. Brilli.
Le prime pubblicazioni del F. furono alcune piccole monografie di carattere storico-letterario, come l'edizione critica della Vita di Marco Aurelio Torelli da Fano di Baccio Valori (Bologna 1886, in coll. con C., G. e N. Zanichelli), Tre lettere e un capitolo di Luigi Tansillo (ibid. 1886), Una lettera di Jacopo Nardi sulla mutazione dello Stato nel 1527 (in Miscellanea fiorentina di erudizione e storia, [1886], n. 9, pp. 132 ss.,), 0 "La bella Camilla" di Piero da Siena, che uscì a Bologna nel 1892 nella "Collezione di opere inedite e rare" diretta dal Carducci. Tuttavia la prima occasione di un lavoro veramente qualificante gli fu offerta dal ministro P. Boselli in occasione della grande mostra sul Risorgimento che si tenne nell'estate del 1888 a Bologna (S. Michele in Bosco), nella quale vennero esposte migliaia di cimeli d'ogni genere: a lui fu, infatti, affidata (con R. Belluzzi, che però curò solo il III volume), la compilazione del momimentale Catalogo illustrativo dei libri, documenti e oggetti esposti dalle provincie dell'Emilia e delle Romagne nel tempio del Risorgimento italiano, I-III, Bologna 1890, 1897, 1901.
In quello stesso periodo il F. curò anche la pubblicazione di testi scolastici, con Racconti di storia greca (Firenze 1893) e Racconti di storia romana (ibid. 1895, entrambi in coll. con S. Ferrari), e diede contemporaneamente alle stampe una serie di accurate ma non eccelse monografle storiche, quasi tutte connesse con gli studi svolti per la preparazione di un ciclo di conferenze sul periodo rivoluzionario e napoleonico da lui tenute a Firenze nel 1896.
Prese le mosse da Chi inventò la bandiera tricolore (Il Resto del Carlino, 1891, nn. 147, 156, 159, 162), Il tricolore italiano (ibid., 1893, nn. 236e 237), che rielaborerà nel volume Le origini del tricolore italiano (Roma 1897), fino a Chi inventò la bandiera tricolore (Salò 1897, in coll. con M. Butturini), per continuare con Gli atti del Congresso per la Federazione cispadana tenuto in Modena nei giorni 16, 17 e 18 ottobre 1796... (Bologna 1895, in coll. con T. Casini) e con Gli atti del Congresso Cispadano nella città di Reggio, 27 dicembre-9 genn. 1797 (Roma 1897, sempre col Casini), concludendo con Periodo napoleonico 1799-1814, I-II, Milano 1916e 1920(in coll. con F. Lemmi), e con Francesi in Italia, in La vita italiana durante la Rivoluzione Francese e l'Impero (Milano 1925, testo delle conferenze fiorentine del 1896). L'attività didattica del F. fu apprezzata, se due ispezioni ministeriali (una del Carducci, noto per la sua severità), cui fu sottoposto quando insegnava al liceo "L. Galvani", diedero risultati estremamente favorevoli.
Nel 1891 venne incaricato di sostituire C. Peroglio sulla cattedra di storia moderna dell'ateneo bolognese, e lo stesso anno, essendo stato nominato il suo antico professore P. Villari ministro della Pubblica Istruzione nel gabinetto Rudinì, gli fu affidato il compito di compilare i programmi di storia e geografia per i licei, dando così inizio a quella attività all'interno del ministero che durerà fino al 1917 e che dette risultati rilevanti. Nell'ottobre 1893 - insieme con la famiglia (a Bologna aveva sposato Carolina Pagani) - si trasferì dunque stabilmente a Roma, dove gli era stata assegnata una cattedra al liceo "E.Q. Visconti".
A Roma risiedette fino alla morte (salvo brevi intervalli impostigli dall'attività ispettiva), creandosi anche lì una cerchia di amici scelti, fra i quali spiccano M. Menghini, C. Pascarella, P. Petrocchi ed A. Lemmi, per non parlare del Carducci che, nelle sue frequenti visite nella capitale, non mancava di partecipare alle riunioni. Conservò, però, anche rapporti coi vecchi amici bolognesi, specialmente con S. Ferrari, con il quale mantenne un carteggio di studio che culminò con la pubblicazione del commento ai primi due libri delle Istorie fiorentine di N. Machiavelli (Firenze 1894), con prefazione degna di nota.
Nel 1895, conseguita la libera docenza di storia moderna presso l'università di Bologna, venne nominato provveditore agli studi a Potenza (per un breve periodo) e poi, per quasi un anno, a Sassari, dove fu incaricato di un'ispezione generale in tutte le scuole elementari della Sardegna. Veniva così prendendo quota la sua carriera ministeriale; nominato ispettore generale nel 1897, fu incaricato di ispezionare le scuole classiche, tecniche e normali della Sicilia.
Essendosi ormai procacciato fama di grande abilità ed esperienza, gli furono affidati incarichi delicati, come quello di risolvere i gravi e intricati problemi del consiglio d'amministrazione del Collegio normale di Lucca che il F. svolse nel più soddisfacente dei modi, rivendicando allo Stato il patrimonio del Collegio e recuperando ingenti crediti che venivano ormai considerati perduti. Dal giugno 1900 al febbraio 1901 ricoprì la carica di capo di gabinetto del sottosegretario alla Pubblica Istruzione - e suo amico - E. Panzacchi, contemporaneamente apprestando, per il ministro N. Gallo, un innovativo progetto d'amministrazione scolastica che il 24genn. 1901 fu presentato alla Camera. Collaborò poi alla stesura di alcuni disegni di legge: per l'ordinamento dell'istruzione primaria, per l'ordinamento dell'ispettorato e per la riforma dell'istruzione secondaria.
Il nuovo ministro N. Nasi dapprima sembrò volerlo allontanare, abolendo nel luglio 1901 l'ispettorato, ma poi alla fine d'agosto, non riuscendo a comporre una clamorosa polemica sorta in seno al Consiglio comunale di Torino a proposito del Convitto nazionale, si vide costretto a ricorrere ancora all'ormai nota abilità del F., che infatti seppe risolvere felicemente la questione. Da quel momento egli si vide affidare dal ministero la cura di problemi scolastici d'ogni tipo, e fu ben presto nominato dapprima provveditore agli studi di Roma e quindi capo divisione dell'istruzione classica. In quest'ultima veste approntò gli studi preparatori per le leggi di riforma della scuola media e per quelle sul miglioramento delle carriere d'insegnamento, che il Nasi presentò al Parlamento.
Nel febbraio 1905 il ministro V.E. Orlando, avendo istituito due uffici d'ispettorato, uno per l'istruzione primaria e l'altro per la secondaria, affidò quest'ultimo al Fiorini. In seguito, per l'allontanamento dell'Orlando, si manifestò una forte opposizione alle riforme sopramenzionate (che già il Villari aveva tentato di attuare). Il F. riuscì, tuttavia, a portarle avanti ugualmente, fino alle due leggi approvate l'8 apr. 1906 sotto l'egida del ministro P. Boselli che, con ordinanza del 16 dello stesso mese (poi confermata dai suoi successori G. Fusinato e L. Rava), concentrò nelle mani del F. tutti i servizi dell'istruzione secondaria, affidando a lui l'applicazione delle leggi di riforma.
Si trattava di un lavoro enorme, dovendosi adattare disparatissime disposizioni di legge ai casi di oltre 6.000 funzionari e definire un numero elevatissimo di regolamenti. Ma nel gennaio 1907, quando il lavoro stampato in bozze era già stato consegnato al ministro Rava, questi inaspettatamente sospese tutto, sciolse gli uffici dell'ispettorato e ridusse il F. alle sue dirette dipendenze come semplice consigliere per le questioni tecniche. La motivazione dei provvedimenti non è chiara, ma pare che la rigida severità del F. nel dare esecuzione al nuovi regolamenti avesse leso gli interessi di persone influenti.
Egli fu molto afflitto da questi avvenimenti: continuò tuttavia a lavorare al ministero e fu premiato nel settembre 1911, quando il Consiglio dei ministri lo nominò direttore generale per le scuole medie. Poté così riprendere con nuova lena il suo impegno di riorganizzazione di quell'ordine di scuole: su incarico del ministro F. Ruffini ne sottopose a nuova revisione i programmi, che presentò all'inizio del 1918, quando aveva già chiesto e ottenuto di essere trasferito alla Corte dei conti come consigliere (1917).
Nella sua veste di funzionario ministeriale il F. diede alle stampe varie pubblicazioni tecniche, fra le quali si ricordano: Relazione della Commissione centrale per i libri di testo... (Roma 1894), Applicazione delle leggi 8 apr. 1906, n. 14112 sullo stato giuridico, sugli stipendi e sulla carriera degli insegnanti delle scuole medie. Relazione... (ibid. 1907), Commissione reale per l'ordinamento degli studi medi in Italia, I-II (ibid. 1909), I programmi delle scuole medie e la loro revisione (ibid. 1918) e Il Congresso di Roma, 29 agosto - 2 sett. 1918 (ibid. 1919).
Non mancarono al F. riconoscimenti: oltre a numerose alte decorazioni cavalleresche, fu più volte incaricato di rappresentare il ministro ai congressi dei professori di scuola media tenuti in varie città d'Italia, e fu in gran parte merito suo se le nascenti organizzazioni sindacali di quel settore non furono, a differenza di altre, ostili al ministero, ma collaborative. Nel 1913 rappresentò l'Italia al congresso internazionale degli insegnanti medi a Gand; fu chiamato a far parte di numerose commissioni ministeriali e interministeriali, fra cui quella che curò il ritorno alla normalità dopo i disordini bellici (1919).
Resta da esaminare l'opera di storiografo e di organizzatore culturale. Le iniziative in quel campo furono talmente impegnative che stupisce possano essere state portate avanti contemporaneamente ad una carriera ministeriale assorbente e difficile. La prima per importanza, irta di difficoltà, fu la ristampa aggiornata e commentata dei Rerum Italicarum Scriptores di L.A. Muratori.
L'impresa era titanica e fu possibile metterla in moto solo grazie all'appoggio del Carducci, che inizialmente associò il suo nome a quello del F., e alla generosa dedizione del piccolo editore Scipione Lapi, che ne curò fino alla morte (1903; subentrerà la casa Zanichelli) la stampa a Città di Castello. Le difficoltà furono innumerevoli poiché il F. non voleva una semplice ristampa, ma una nuova edizione, con testi riveduti sui manoscritti, vagliati criticamente, con eventuali aggiunte e nuovi testi ignorati dal Muratori, in modo da ottenere una raccolta completa di tutte le fonti italiane dal VI al XVI secolo. Da grande organizzatore qual era egli, ottenuti tramite F. Martini aiuti finanziari statali, riuscì a riunire intorno all'opera una valida schiera di studiosi d'ogni regione, coordinandone efficacemente il lavoro. Purtroppo anche colleghi in quegli studi gli crearono ostacoli: infatti, con intendimenti diversi ma affini era sorto nel 1883 l'Istituto storico italiano, il quale aveva dato alle stampe nel 1887 il primo volume delle Fonti per la storia d'Italia, sicché l'iniziativa del F. venne considerata con diffidente concorrenzialità e avversata, fino a giungere ad una aperta querelle che sarà composta solo nel 1923 per la mediazione di P. Fedele e di P. Boselli. Il F. divenne membro dell'Istituto storico italiano e mantenne la direzione dei Rerum Italicarum Scriptores, i quali furono, però, posti sotto l'egida dell'Istituto. Altro attacco all'opera venne dagli studiosi tedeschi del Neues Archiv, i quali accusarono il F. di non aver seguito gli stessi rigidi criteri critici che regolavano i Monumenta Germaniae Historica: ma era un attacco pretestuoso, perché, anche se nell'opera si nota qualche non grave diseguaglianza nel valore delle singole parti e qualche cambiamento nei criteri di pubblicazione, tuttavia restano un impianto critico rigoroso ed un corredo di annotazioni (non solo inerenti all'analisi del testo ma d'indole storica) che basterebbero a fame uno strumento impareggiabile, nel quale i contributi personali del F. sono ben maggiori di quanto la sua modestia ed il suo rispetto per i collaboratori lasciassero trasparire. Il primo fascicolo del primo tomo apparve nella primavera del 1900: conteneva un lavoro personale del F. (con G. Rossi), la Historia Miscella di Landolfo Sagace. Il suggello ufficiale venne dal congresso storico internazionale del 1903, al quale il F. poté già presentare una decina di volumi, fra quelli pubblicati e quelli pronti per la pubblicazione. Salvo un breve periodo in cui il Carducci gli subentrò da solo, egli conservò la direzione dell'opera fino alla morte e volle accanto e a sostegno d'essa una rivista, l'Archivio muratoriano, che rendesse noti gli studi preparatori, avvicinasse fra loro gli eterogenei collaboratori e all'occasione rintuzzasse le critiche.
L'altra sua impresa editoriale, in qualche modo collegata alla sopramenzionata mostra bolognese sul Risorgimento, non fu meno impegnativa: si tratta della "Biblioteca storica del Risorgimento", il cui primo volume (Bologna 1897) è costituito dagli Atti del Congresso cispadano nella città di Reggio ... già ricordati, a cura dei F. stesso e con una sua eccellente prefazione.
Di questa collana, che andò avanti per decenni anche dopo la morte del F., egli fu direttore insieme a T. Casini, e guidò le scelte editoriali che non furono solo di fonti, ma anche di trattati organici. In questo campo un'apprezzabile peculiarità del F., in tempi di diffusa tendenza all'agiografia nel trattare del Risorgimento, fu di aver adottato costantemente criteri scrupolosamente storiografici, tendendo non a glorificare ma a capire e a far capire. Si può affermare che per la storia di quel periodo nell'ambito emiliano e romagnolo (dove si scontravano più che altrove il Risorgimento aulico, ufficiale, sabaudo e quello "popolare") egli pose le basi e segnò le linee-guida di ogni futura indagine.
Diresse anche, con I. Raulich, la Rassegna storica del Risorgimento, ed accettò da G. Gentile, direttore dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, di esser messo a capo della sezione storico-risorgimentale di quell'opera. Gli fu conferito il prestigioso premio Bressa (XVIII edizione) della R. Accademia delle scienze di Torino e nel 1924 venne eletto accademico dei Lincei. Fu anche presidente del Corpo nazionale dei giovani esploratori: in tale veste presiedette, nel settembre 1919, il grande convegno a Roma del movimento.
Era ancora nel pieno delle sue molteplici attività quando morì a Bologna, dopo brevissima malattia, il 13 dic. 1925.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Libertà (Piacenza), 16e 23dic. 1925; Arch. stor. italiano, s. 7, LXXXIV (1926), I, pp. 57 ss.; Boll. stor. piacentino, XXI (1926), pp. 95 s.; Rass. stor. del Risorgimento, XIII (1926), pp. 1 ss.; Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Archivio del Dizionario biografico degli Italiani, Miscellanea XX, 224(dattiloscritto: biogr. del F. specialmente dedicata alla carriera ministeriale e bibliogr. delle opere); Dei lavori preparatoti della nuova edizione dei "Rerum Italicarum Scriptores", comunicazione al Congresso internaz. di scienze storiche, Roma 2-9apr. 1903, Città di Castello 1903; B. Croce, Storia della storiografia italiana nel sec. XIX, II, Bologna 1921, pp. 128, 132, 207 s.; L. Cambini, L'Indicatore livornese, Milano-Roma 1925(prefaz. del F. con annotazioni autobiogr.); P. Fedele, V. F., in Bull. dell'Istituto stor. italiano e Archivio muratoriano, XLIV (1927), pp. 281-286; P.S. Leicht, Commemoraz. del socio V. F., in Rend. della R. Accad. dei Lincei, classe di scienze morali, stor. e filol., s. 6, 111 (1927), pp. 486 ss.; F. Chabod, Introduz., in N. Machiavelli, Il principe, Torino 1924, P. XLVI; G. Volpe, V. F., in Annuario del Comitato nazionale per la storia del Risorgimento, I, Bologna 1933, pp. 67-76 (commemorazione); N. Machiavelli, Istorie fiorentine, a cura di F. Gaeta, Milano 1962(nota al testo); Id., Istorie fiorentine con commento di V. F. Nuova presentazione di D. Cantimori, Firenze 1962, spee. pp. IX-XIV; G. Forlini, Ricordando a mezzo secolo dalla morte - Lavorò a fianco del Carducci il piacentino V. F., in La Libertà (Piacenza), 1° marzo 1976; Nuovo diz. biografico piacentino (1860-1960), Piacenza 1987, p. 113; A. De Gubernatis, Dict. intern. des écrivains..., p. 610; Encicl. Ital., XV, p. 432.