VITTORE III papa (Desiderio di Montecassino)
Appartenente a una famiglia principesca di Benevento, nacque nel 1027. Si diede alla vita monastica a Cava dei Tirreni e quindi nell'abbazia di Santa Sofia in Benevento. Desiderio fu in relazione con i maggiori esponenti della rif0rma ecclesiastica ai tempi di Leone IX, particolarmente con il cardinale Federico di Lorena. Quando Federico, alla morte di Leone IX, fu eletto papa col nome di Stefano X, Desiderio gli succedette nella carica di abate di Montecassino (1058) e il 6 marzo 1059 fu elevato da Nicola II alla porpora cardinalizia. L'attività di Desiderio, uomo colto e anima di artista, ma sostanzialmente indifferente ai problemi politici e religiosi che si ponevano allora per la Chiesa, fu soprattutto caratterizzata dalle cure da lui rivolte all'abbellimento di Montecassino (che gli deve fra l'altro la basilica dedicata da Alessandro II il 6 ottobre 1071), alla raccolta di manoscritti, all'incremento da lui dato alla scuola degli amanuensi e dei calligrafi. In politica seguì una tattica ispirata a condiscendenza, conciliazione o compromesso verso i Normanni, a ciò spinto non tanto da un desiderio di riconciliare i Normanni alla Chiesa, quanto dal desiderio di garantire, mediante questa politica, la pace e la sicurezza per i territorî dell'abbazia. Negoziatore del ravvicinamento fra la S. Sede e Roberto il Guiscardo (Concilio di Melfi, 1059) corre ai ripari quando l'intesa, sotto il pontificato di Gregorio VII, fu spezzata. Quando Enrico IV, in pieno scisma (v. clemente 111; enrico iv; gregorio v11), scende in Italia, Desiderio, fedele anche in questo al suo proposito di mantenere a ogni costo la pace nell'Italia meridionale, non si perita di assumere una parte di conciliatore promettendo a Enrico (aprile 1082) di farlo incoronare da Gregorio. Questo atteggiamento meschino, così poco in armonia con la decisione politica gregoriana, fu formalmente disapprovato da Gregorio. Ugo di Lione afferma anzi esplicitamente che Desiderio, in questa occasione, fu scomunicato. Comunque, si comprende come, morto Gregorio VII (25 maggio 1085), Desiderio fosse il meno indicato a continuare la sua politica. Gregorio VII aveva designato come suoi successori i cardinali Anselmo di Lucca, Odo di Ostia e Ugo di Lione. Ma quando, il 24 maggio 1086, dopo un anno di vacanza, i cardinali gregoriani, approfittando della lontananza da Roma di Clemente III, furono in grado di riunirsi protetti dalle armi del normanno Giordano da Capua, le pressioni di questo furono più forti della volontà di Gregorio, e Desiderio fu eletto col nome di Vittore III. Appena eletto, V. fugge a Montecassino. Solo il 21 marzo 1087 al concilio di Capua, nonostante le incertezze di Desiderio e l'opposizione decisa dei gregoriani puri in prima linea Ugo di Lione - che non perdonavano a Desiderio il suo atteggiamento verso Enrico IV e l'inframmettenza di Giordano - l'elezione fu confermata in circostanze poco chiare. Consacrato a Roma il 9 maggio 1087, V. si ritirò subito a Montecassino e fece a Roma rare apparizioni sempre contrastate vivacemente da Clemente III. L'unico atto del suo pontificato (concilio di Benevento del 29 agosto 1087) è una riconferma esplicita delle direttive politiche di Gregorio (scomunica di Clemente III, condanna delle investiture laiche, nullità delle elezioni simoniache). Ma, nonostante questo, è certo che l'essersi alienato tanti elementi di prim'ordine (a Benevento i cardinali Ugo di Lione e Riccardo di Marsiglia, che non avevano voluto riconoscerlo, erano stati scomunicati), l'inerzia spirituale, la mancanza di coraggio e un temperamento meschinamente accomodante, mostravano V. come assolutamente inadatto a fronteggiare la situazione e ad approfittare di quelle stesse circostanze favorevoli che si erano andate facendo luce, in Germania e in Italia, dopo la morte di Gregorio VII. La sua permanenza sulla cattedra di S. Pietro avrebbe potuto essere esiziale agl'interessi della Chiesa; la sua morte (sopravvenuta a Montecassino il 16 settembre 1087) dopo solo quattro mesi di pontificato, permette di considerare la sua azione come un'insignificante parentesi fra l'azione di Gregorio VII e quella di Urbano II. Ci restano di V. alcune lettere, decreti e un'opera in foma di dialogo sui miracoli di S. Benedetto (Dialogus de miraculis s. Benedicti, in quattro libri, in Acta Sanctorum ord. s. Benedicti del Mabillon, IV, 11, pp. 425-461).,
Bibl.: Liber Pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, p. 292; Ph. Jaffè, Regesta, I, pp. 655-56; Hirsch, D. von Monte Cassino als Papst Victor III., in Forschungen zur deutschen Geschichte, VII (1887), p. 6 segg.; R. Lehmann, Über den die Excommunication des Erzbischofs Hugo von Lyon durch Papst V. III. betreffenden Brief des Ersteren an d. Gräfin Mathilde, ibid., VIII (1888), p. 641 segg.; A. Fliche, L'élection d'Urbain II, in Moyen âge, s. 2ª, XIX (1916); id., Le pontificat de Victor III, in Revue d'histoire ecclésiastique, XX (1924), p. 387 segg.; Abbé Rony, Élection de Victor III. Conflit entre le nouveau pape et Hugues archevêque de Lyon, in Revue d'hist. de l'Église de France, XIV (1928), p. 145 segg.; M. Manitius, Geschichte der lat. Literatur des Mittelalters, III, Monaco 1931, pp. 75-79.