MONTI, Virginio
, Virginio Figlio di Andrea, decoratore e pittore noto nell’ambiente romano dell’epoca, nacque a Genzano, sui Colli Albani, il 12 settembre 1852.
Il padre (nato a Genzano nel 1824) si trasferì assieme alla famiglia a Roma quando Virginio doveva essere ancora molto giovane (Iozzi, 1901, p. 1) andando ad abitare, forse, in via dell’Anima 64 (Perfetti, 2002, p. 45). Monti si formò inizialmente presso la bottega del padre, frequentata anche dal concittadino pittore Eugenio Cisterna, divenuto successivamente suo cognato per aver sposato sua sorella Emilia. Affidato poi alle cure del pittore Vincenzo Pasqualoni, verso i vent’anni entrò nell’orbita del più noto Alessandro Mantovani che lo coinvolse attivamente nei restauri del primo piano delle logge raffaellesche in Vaticano (1867-1870) e nell’esecuzione dei nuovi affreschi nelle logge di Ponente (1870-1878). Nel 1875 eseguì alcune decorazioni all’interno della chiesa romana di S. Maria dell’Orto. La definitiva affermazione professionale avvenne tra il 1876 e il 1879, quando vinse i concorsi per la decorazione di alcune sale in edifici pubblici della capitale, tra i quali il palazzo del ministero delle Finanze in via XX Settembre e quello delle Poste in piazza S. Silvestro.
Nella volta della sala adiacente a quella della Maggioranza, nel ministero delle Finanze, Monti fornisce prova di una notevole sensibilità cromatica tradotta in uno stile figurativo sobriamente purista, interprete – per il tramite di un ricco fraseggio decorativo – di un Neocinquecento raffinato. Il disegno denota una cultura in grado di filtrare la grande pittura del Cinquecento alla luce del classicismo seicentesco e settecentesco ed evoca l’ancora perdurante insegnamento accademico di Carlo Maratti, il quale, proprio a Genzano, aveva eseguito decorazioni a grafite (oggi scomparse, ma visibili fino agli inizi del secolo scorso) sulle pareti del salone grande del suo casino di villeggiatura (D. Ticconi, Un inedito di Tommaso Mattei a Genzano: il casino del “primo dipintor d’Arcadia” Carlo Maratti, in Bollettino del Centro di studi per la storia dell’architettura, 2002, n. 39, pp. 59-84).
Tra il 1880 e il 1881, a Genazzano, Monti affrescò le pareti del presbiterio del santuario della Madonna del Buon Consiglio, da poco restaurato, opera in cui colloca le figure entro un paesaggio caratterizzato da architetture dipinte che ricorreranno sovente nella sua opera secondo flessioni stilistiche ispirate a stilemi classicisti. Ancora all’inizio degli anni Ottanta si recò a Ferrara per affiancare Mantovani nella monumentale opera di decorazione del duomo della città con il compito di eseguirne le parti figurative. All’inizio lavorò sotto la direzione del maestro ma, dal 1884 e fino al 1890, assunse interamente la responsabilità dell’opera, coadiuvato anche dal padre. Sempre a Ferrara, nel 1884, gli fu affidata la decorazione della chiesa di S. Stefano.
Nella cattedrale di Ferrara il suo operato riguardò quasi interamente le superfici di copertura con temi ispirati all’Esaltazione della Vergine e di Cristo per culminare nella monumentale Assunzione raffigurata nella cupola mediana. Di Monti sono anche le decorazioni di numerose cappelle, del battistero e del presbiterio. Cifra stilistica distintiva dell’opera è il plasticismo scultoreo delle figure che rimase uno dei tratti costanti del suo percorso artistico.
Sotto il pontificato di Leone XIII, eletto papa nel 1878, Monti assunse un ruolo egemone nel campo della pittura religiosa di ambiente romano e non solo. A Carpineto Romano, paese natale del pontefice, fu dapprima incaricato della decorazione dell’abside della nuova chiesa di S. Leone Magno (1881), quindi decorò cupola, pennacchi e navate della chiesa del Sacro Cuore (1884) e il catino absidale di quella di S. Giovanni (1889), mentre nella natia Genzano dipinse le lunette della cappella del Ss. Salvatore nel duomo di S. Maria della Cima (1885, assieme a Cisterna). Fu il preludio al prestigioso incarico di sovrintendere, quasi per intero, alla decorazione del tempio internazionale dedicato al Sacro Cuore (1887), una delle più importanti chiese della Roma post-unitaria edificata in via Marsala su disegno di Francesco Vespignani e consacrata nel 1887. Nel 1892- 1893 gli fu commissionata la decorazione dell’altra grande chiesa costruita nella Roma post-unitaria, S. Gioacchino, nel quartiere di Prati, iniziata nel 1891 su disegno dell’architetto Raffaele Ingami. Nel 1893, ancora a Roma, decorò, assieme a Cisterna, l’abside della chiesa del Corpus Domini, in via Nomentana.
Nella chiesa romana dedicata al Sacro Cuore l’opera di Monti si estende dalle superfici del soffitto della navata principale (con le raffigurazioni della Samaritana al pozzo, di Gesù tra i fanciulli, di Cristo e l’adultera, del Figliol prodigo) e del transetto (con l’Annunciazione e la Natività) ai cupolini delle navate laterali, e relativi pennacchi, con scene tratte dalla Passione; nella cupola la raffigurazione della Glorificazione del Sacro Cuore allude all’opera di Giovanni Lanfranco nella cupola della chiesa romanadi S. Andrea della Valle.
In S. Gioacchino dipinse nel catino absidale della cripta Cristo assiso in trono su fondo dorato, un’opera in cui il naturalismo del disegno e dei colori degli incarnati e dei panneggi riesce a coniugarsi con una espressività in grado di evocare la pittura dei primi tempi cristiani e del romanico italiano. Un delicato equilibrio che si ritrova anche nel mosaico della facciata, raffigurante l’Esaltazione dell’Eucarestia, nella quale appaiono raffigurati i papi Clemente VIII e Leone XIII, assieme alle allegorie dei Cinque Continenti. Il gruppo figurativo – naturalisticamente reso nella corposità dei drappeggi delle vesti – appare proiettato entro uno sfondo architettonico le cui superfici richiamano i mosaici e le decorazioni degli edifici della cristianità paleocristiana e medievale. All’interno Monti eseguì, in collaborazione con Cisterna, le decorazioni delle tre absidi di testata dell’altare maggiore e delle cappelle laterali dell’Italia e dell’Inghilterra. Lo sfondo interamente in oro del catino absidale – nel caso del Cristo in trono dell’abside maggiore – e il cielo stellato – nel caso delle absidi dedicate alla Gloria di s. Gioacchino (cappella d’Inghilterra) e alla Gloria della Madonna (cappella d’Italia) –, unito alla peculiare disposizione delle figure, indicano un’ancora maggiore volontà di sintonia con la cultura figurativa medievale.
Nella chiesa del Corpus Domini, Monti perviene a un’ulteriore e originale sintesi tra indirizzi pittorici e compositivi moderni e medievaleggianti. L’intensa scena del Miracolo di Bolsena – colta in un pathos teatrale di gusto seicentesco – avviene al cospetto di figure di santi dipinti entro edicole che evocano ostentamente la composizione e il frasario stilistico dei dittici tardo-gotici.
Artista molto prolifico, all’inizio degli anni Novanta Monti si era anche recato a Milano per decorare a fresco le pareti del presbiterio della chiesa di S. Giorgio al Palazzo e, nel 1895, a Bologna, per adornare la volta della chiesa di S. Maria Maddalena. L’anno seguente, a Tarquinia, nel Lazio, eseguì decorazioni nel santuario della Madonna della Delibera e, nel 1898, nella volta del presbiterio del duomo. Risalgono al 1897 alcune pale d’altare dipinte per la nuova chiesa di S. Lorenzo da Brindisi dell’Ordine dei cappuccini appena edificata a Roma.
Tra il 1894-1895 e il finire del secolo, su commissione del cardinale Egidio Mauri, eseguì l’intero ciclo decorativo del duomo di Osimo, nelle Marche.
Qui il naturalismo d’impronta classicista della pittura di Monti doveva adeguarsi all’architettura romanica dell’edificio che un vasto restauro aveva appena riportato alle primitive fattezze.
Nel Cristo Pantocratore in trono tra santi del catino absidale la perfetta fisionomia delle corporature e dei volti resa dal disegno e dal naturalismo dei colori si fonde con la compostezza ieratica della gestualità, che allude, invece, ai mosaici paleocristiani romano-bizantini. L’interesse dell’artista per l’architettura dipinta si manifesta di nuovo nelle inquadrature dei santi raffigurati sulle pareti laterali del presbiterio, ottenute con illusionistiche architetture tratte dalla cultura del tardo Trecento toscano.
All’inizio del nuovo secolo fu a Londra, dove gli sono attribuite la decorazione della chiesa del Sacro Cuore in Camberwell New Road e quella di un salone di una residenza privata, eseguite nel corso del 1900 (Iozzi, 1901, p. 9). Il 28 aprile 1901 venne ammesso all’Accademia dei Virtuosi al Pantheon. Nel 1904, su incarico di Gaetano Rebecchini, che dirigeva i lavori di restauro di S. Andrea della Valle a Roma, realizzò parte della decorazione della volta della navata principale con soggetti riguardanti l’Immacolata Concezione, improntata a un classicismo seicentesco di scuola romana elegantemente rivisitato. Nel medesimo anno eseguì, assieme a Cisterna, i cartoni per la cappella dell’Italia nella chiesa del Santo Rosario a Lourdes. Tra il 1904 ed il 1914 lavorò all’intera decorazione del nuovo santuario dell’Immacolata a Macerata. Contestualmente adornò anche la collegiata di S. Biagio nella vicina Pollenza.
Nel duomo di Macerata alle figure delineate con una plastica cromatica di gusto decisamente scultoreo, e quasi michelangiolesco, si contrappongono astratti sfondi di cieli stellati e architetture antiprospettiche che sembrano tratte da opere giottesche, oppure tempietti di gusto rinascimentale che paiono trarre ispirazione dalle tavolette rinascimentali raffiguranti I miracoli di s. Bernardino conservate nella Galleria nazionale dell’Umbria a Perugia.
A Malta tra il 1906 e il 1910 decorò, coadiuvato dal figlio Giuseppe e dall’allievo Rodolfo Villani, la collegiata di S. Elena a Birkirkara e, successivamente, agli inizi degli anni Trenta, le chiese della Natività di Nostra Signora, di S. Lorenzo e della parrocchiale di Kercem situate nell’isola di Gozo. A Leonessa, nel Reatino, decorò i santuari di S. Giuseppe (1909-1912) e della Madonna della Paolina (1911). Ai medesimi anni risale un bozzetto per la partecipazione a un concorso internazionale per la progettazione delle decorazioni interne della nuova cattedrale di Saint Louis nel Missouri (Perfetti, 2002, p. 128 n. 112). Ancora a Roma, decorò la cripta della chiesa di S. Silvestro in Capite (1906) ed eseguì lavori per la nuova chiesa di S. Giuseppe al Trionfale (1912). A Terracina, nel Lazio meridionale, decorò la chiesa del Ss. Salvatore (1912-13) e, a Rieti, quella di S. Giovenale (1920-25).
Non mancarono all’artista anche numerose committenze private. Gli sono attribuite alcune decorazioni di palazzo Bennicelli a Roma, in piazza dell’Orologio, di proprietà del conte Cesare Caterini e nella villa del conte Serristorri a Donoratico nelle vicinanze di Livorno; in Romagna il duca Galeazzo Massari di Fabriago gli commissionò un grande dipinto per il suo palazzo di Lugo (Iozzi, 1901, pp. 6 s.). In queste opere e soprattutto nei bozzetti e nei quadri di paesaggio e di genere, si intravedono segnali di superamento dell’accademismo purista, per aderire a un gusto che nel libero fraseggio del disegno e nei colori resi di getto, aprono sia all’art noveau sia a modalità impressioniste e macchiaiole (Perfetti, 2011, p. 103).
Morì a Roma il 14 febbraio 1952.
Fonti e Bibl.: G. Stopiti, Galleria biografica d’Italia, Roma, 1886; O. Iozzi, La chiesa votiva internazionale del Sacro Cuore di Gesù a Castro Pretorio in Roma, Roma 1900; Id., Biografia del cav. prof. V. M. pittore, Roma 1901; A. Previtali, Genzano di Roma. Notizie storico-artistiche, Albano Laziale 1960; A. Sautto, Il duomo di Ferrara, Ferrara 1934, pp. 168-178; G. Anichini, L’ultimo rappresentante artistico dell’Ottocento artistico V. M., in L’Osservatore romano, 1° aprile 1942; L. Barroero, S. Maria dell’Orto, Roma 1976, p. 64; S. Gnisci, V. M., in La pittura in Italia. L’Ottocento, Milano 1991, II, p. 962; D. Perfetti, V. M. pittore (1852-1942), tesi di laurea, Università degli studi di Roma Tre, facoltà di lettere e filosofia, anno accademico 2002-03; A. Baldazzi, Il sodalizio M.-Cisterna e l’influenza della professione del pittore-decoratore nell’Infiorata di Genzano, in Castelli Romani, 2004, n. 3, pp. 67- 76; Id., Arte in Infiorata a Genzano, Ariccia 2004, pp. 46-59; S. Parca, Mantovani, Alessandro, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 69, Roma 2007, pp. 220-223; M. Nuzzo, Eugenio Cisterna. Un artista eclettico, tra tradizione e modernità 1862- 1933, Roma 2011; D. Perfetti, L’opera di un grande pittore italiano: V. M. di Genzano di Roma (1852-1942), I parte, in Castelli Romani, 2011, n. 3, pp. 67-73; Id., II parte, ibid., n. 4, pp. 99-104.