TINEO, Vincenzo
– Nacque Palermo, il 27 febbraio 1791 da Giuseppe, botanico e primo direttore dell’orto botanico, e Concetta Filiberti.
Apprese la mineralogia e la zoologia da Egidio Barone; l’agricoltura da Paolo Balsamo. Negli studi botanici fu introdotto e guidato dal padre Giuseppe. Alla morte di costui, caduta nel 1813, Vincenzo gli succedette sia nella cattedra di materia medica e botanica dell’ateneo di Palermo sia nella direzione dell’orto; in realtà, per l’espletamento del concorso fu necessario un triennio, durante il quale Tineo ebbe l’interinato. Più di un motivo contribuì a inasprire la situazione: la giovane età, essendo solo ventiduenne e fresco di laurea in filosofia e medicina, la totale mancanza di titoli, e la presenza fra i candidati, a prescindere da Marc’Antonio Fichera e Vincenzo La Cavera, del barone Antonino Bivona Bernardi, per contro allora già ampiamente noto in seno alla comunità dei botanici italiani e stranieri.
Tineo riuscì con il tempo a dissipare i malumori. Grazie a un’intensa esplorazione in diversi territori della Sicilia, per cui toccò la regione di Siracusa, Gela e Milazzo, i distretti montuosi delle Madonie, degli Iblei, le pendici dell’Etna, fu in condizione di redigere un opuscolo, il Plantarum rariorum Siciliae minus cognitarum pugillus primus, che usciva a Palermo nel 1817, nel quale erano descritte diciotto specie inedite. Diede inoltre prova di essere un capace direttore dell’orto, soprattutto quando reagì prontamente ai danni e ai saccheggiamenti occorsi durante i moti del 1820, che distrussero larga parte della biblioteca e gli erbari ivi conservati, fra cui quello del padre, quello di Bernardino da Ucria, del già citato Bivona Bernardi e di Stefano Coppoler.
Tineo rilanciò con grande efficacia l’attività dell’orto e ne accompagnò il pieno inserimento in campo internazionale: promosse la costituzione di un nuovo erbario, intessendo una vasta rete di interlocutori, di cui si ha traccia nella corrispondenza, che è tuttora conservata presso l’Archivio della biblioteca dell’orto botanico, in cui si annoverano fra gli altri Michele Tenore, Guglielmo Gasparrini, Giuseppe Bianca, Gaetano Savi, Antonio Targioni Tozzetti, Antonio Orsini, Giorgio Jan, Domenico Viviani, Adrien de Jussieu, Joseph Franz von Jacquin, Carl Friedrich Philipp von Martius, Kurt Sprengel, Philipp Maximillian Opiz, Johann Emanuel Wikström (un elenco dei corrispondenti è in Borzì, 1897, p. 12).
Nel 1823 s’impegnò con successo nell’acquisizione della contigua Vigna del Gallo; attuò opera di ripristino e di sviluppo delle strutture, impiantando due nuovi tepidari, diverse serre, uno stagno per le specie acquatiche e promuovendo una cospicua acquisizione di piante esotiche; in questa ottica, grazie a Tineo l’orto panormitano divenne sede e laboratorio di interessanti programmi di acclimatazione, favorendo la coltivazioni di specie economicamente vantaggiose come Citrus deliciosa Ten., ovvero il mandarino, ed Eryobotrya japonica Lindl., ovvero il nespolo giapponese, oltre a varietà di banano e di tabacco; a testimonianza del lavoro svolto Tineo destinò la pubblicazione del Catalogs plantarum horti regii panormitani ad annum 1827, edito nel 1827 a Palermo e nel quale, come rilevava Coppoler nel recensire l’opera, delle entità botaniche catalogate «si fa conoscere la forma e il tempo, che vive la pianta, se frutescente, perenne, bienne o annua» (in Giornale di scienze, lettere e arti per la Sicilia, 1828, vol. 22, pp. 33-36, in partic. p. 36).
Oltre alla carica di direttore Tineo ebbe diversi incarichi di prestigio: nel 1838 succedette a Domenico Scinà come segretario dell’Università e pertanto membro perpetuo della commissione della Pubblica istruzione; partecipò alla stesura dei nuovi regolamenti universitari del Regno; del Regio istituto d’incoraggiamento di Palermo, della commissione di Agricoltura e pastorizia per la Sicilia e membro della Corte protomedicale e della Decuria di Palermo. Si occupò anche della cura e della sistemazione delle aree verdi urbane. Nel 1850 s’impegnò nel recupero di villa Giulia, introdusse nuove specie nel Giardino inglese, per cui si avvalse della collaborazione di Giovan Battista Basile, che si era con Tineo addottorato nel 1846, per poi divenire architetto.
Essendo distratte le energie da così tante attività, Tineo pubblicò pochi lavori; nel 1846 uscirono a Palermo tre fascicoli di Plantarum rariorum Siciliae minus cognitarum, contenenti ventotto unità nuove; completano il quadro due brevi note: Nuova specie di canapa coltivata nel R. orto botanico di Palermo (Cannabis gigantea) e, sulla base di esemplari raccolti da Enrico Pirajno, barone di Mandralisca, Nuova specie di Kleinia, entrambi apparsi negli Annali di agricoltura siciliana, s. 2, 1854, n. 2, pp. 308-213, e 1855, n. 3, pp. 315-317.
L’esiguità delle pubblicazioni fu in realtà dovuta anche ad altri fattori contingenti. Parallelamente alla stesura del catalogo dell’orto, Tineo aveva progettato di scrivere una flora siciliana e una flora palermitana; a desistere dal perseguire il primo e più vasto disegno concorse la pubblicazione nel 1827 a Napoli, da parte di Giovanni Gussone, del primo dei due volumi del Florae Siculae prodromus. Tineo a ogni buon conto rese Gussone partecipe delle sue scoperte; e Gussone in Florae Siculae synopsis, pubblicata in due volumi a Napoli nel 1842 e nel 1844, non mancò di registrare gli apporti di Tineo, riconoscendogli la paternità della scoperta di sessantanove specie e trenta varietà; nel complesso le entità attribuite a Tineo assommano a centocinquanta. Si tratta di una discreta quantità, peraltro avvalorata dal fatto che per la bontà delle descrizione gran parte è stata successivamente mantenuta.
Quanto al progetto della flora palermitana, anche in questo caso il mancato adempimento fu congiunturalmente legato alla pubblicazione nel 1839 da parte di Filippo Parlatore della Flora panormitana, cui seguì nel 1842 la monografia sulle Orchideae siculae di Agostino Todaro, anch’essa decisiva per indurre Tineo ad accantonare l’idea di fornire un catalogo siciliano delle orchidee.
Nonostante tutto, resta inalterata la bontà del disegno complessivo concepito da Tineo, di cui si serba traccia nei materiali, disegni originali e incisioni, tuttora conservati nell’archivio della Biblioteca dell’orto botanico, raccolti in due carpette, recanti il titolo Reliquiae Tineanae; la prima carpetta contiene settantadue fogli, la seconda novantacinque; l’autore delle incisioni è stato identificato con Francesco Ognibene, mentre resta dubbia l’attribuzione dei disegni (un’ipotesi è Giovan Battista Basile). La raccolta, su cui aveva attirato l’attenzione Antonino Borzì nel 1897, allora direttore dell’orto, è integralmente pubblicata in F.M. Raimondo - P. Mazzola, Le reliquie tineiane, 2000.
Tineo prese parte al settimo Congresso degli scienziati italiani che si svolse a Napoli nel 1845 (cfr. l’elenco dei partecipanti in Atti della settima adunanza degli scienziati italiani tenuta a Napoli dal 20 settembre a’ 5 di ottobre del MDCCXLV, II, Napoli 1846, p. LXXVIII).
Alla sua scuola si formarono, tra gli altri, Todaro, che poi gli successe nella direzione dell’orto, Giuseppe Inzenga, Francesco Minà Palumbo e Parlatore, che di lui diede però un giudizio assai duro come docente (cfr. Parlatore, 1992, pp. 45 s.)
Secondo la consuetudine invalsa fra i naturalisti di significare la stima, a Tineo furono dedicate alcune specie nuove fra cui, in ambito botanico, da Bivona Bernardi in Tinèa, ex mirabili ordine sive naturali familia orchidearum, in Giornale di scienze, lettere, e arti per la Sicilia, 1835, vol. 50, pp. 205-207; da Tommaso Melazzo nell’opuscolo intitolato L’amaryllis Tinaei dedicata al cav. d.d. Vincenzo Tineo direttore del real orto botanico di Palermo, edito a Palermo nel 1841.
Il finire degli anni Quaranta coincise con l’avvento di una fase di appannamento nella direzione dell’orto botanico da parte di Tineo, che in parte a causa della fondazione nel 1847 dell’Istituto agrario Castelnuovo, le cui finalità finivano spesso per coincidere con quelle dell’orto, in parte a seguito dei moti rivoluzionari del 1848, non fu in grado di garantirsi la medesima attenzione da parte della politica regia.
Morì a Palermo il 25 luglio 1856.
Opere. A Tineo è attribuita da Agostino Todaro (1862, p. 138) buona parte degli articoli del Catechismo di agricoltura edito a Palermo nel 1834; riguardo al materiale inedito cfr. A. Borzì, Reliquiae tineanae. Illustrazione alla Flora panormitana, in Bollettino del reale orto botanico di Palermo, 1897, n. 1, pp. 70 s.; A. Mirabella, Illustrazioni alla Flora panormitana. I. Rhus zizyphinus Tineo (Pug. pl. rar. sic. I p. 8), ibid., pp. 71-73; F.M. Raimondo - P. Mazzola, Le reliquie tineane. Florae Siculae Icones Ineditae di Vincenzo Tineo, Palermo 2000.
Fonti e Bibl.: A. Bertoloni, Discorso sopra la storia, ed i progressi della botanica insulare Italiana, in Annali di storia naturale, 1829, 1, p. 250; V. Mortillaro, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo XIX, Palermo 1838, pp. 80-82; F. Tornabene, Quadro storico della botanica in Sicilia, Catania 1847, pp. 38 s., 55, 59; G. Bianca, Pochi cenni su la vita e sulle opere del cavaliere professor d. V. T., Palermo 1856; F. Tornabene, Elogio accademico del Cav. V. T., in Atti dell’Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania, 1856, n. 13, pp. 1-33; A. Todaro, Elogio accademico del fu cav. V. T., in Atti della Società di acclimatazione e di agricoltura in Sicilia, 1862, n. 2, pp. 130-139; A. Borzì, Reliquiae Tineanae, in Bollettino del Reale orto botanico di Palermo, 1897, n. 1, pp. 11-14; D. Lanza, Disegno storico dello sviluppo delle scienze biologiche in Sicilia, in Atti del primo Congresso nazionale di storia della scienza... Palermo, Roma 1926, pp. 1535 s.; D. Ottonello, Il ruolo di V. T. e Agostino Todaro nello sviluppo della botanica a Palermo, in I naturalisti e la cultura scientifica siciliana nell’800, a cura di G. Liotta, Palermo 1987, pp. 295-310; G. Pirrone, G.B. Basile (1825-1891): da lettore di botanica all’architetto paesaggista, ibid., pp. 387-389; F. Parlatore, Mie memorie, a cura di A. Visconti, Palermo 1992, ad ind.; G. Domina, Typification of the name Kleinia mandraliscae Tineo (Asteraceae), in Flora mediterranea, 2005, 15, pp. 5-7; O. Cancila, Storia dell’Università di Palermo dalle origini al 1860, Roma-Bari 2006, pp. 251-256, 465-467, 613 s. e ad indicem.