SACCONI, Vincenzo (in religione Antonio Maria). – Nacque a Osimo (Ancona)
il 23 marzo 1741, nella parrocchia di S. Lucia, primogenito di Giuseppe di Osimo, calzolaio, e di Maria Caterina Dominici di Corinaldo.
Quando il laboratorio del padre chiuse a seguito di un furto e di traversie finanziarie, la famiglia impoverita si trasferì a Macerata, dove Giuseppe trovò impiego come cocchiere per i marchesi Costa. Vincenzo fu ammesso come uditore al seminario locale, e nel 1757 entrò nel convento del Beato Sante a Mombaroccio (odierna provincia di Pesaro-Urbino), noviziato dei frati minori della provincia osservante della Marca, dove emise i voti il 15 febbraio 1758. Continuò gli studi filosofici nel convento di S. Maria Nuova a Fano, e quelli teologici nel convento di S. Francesco ad Alto in Ancona, e venne ordinato sacerdote il 24 febbraio 1764. Infine, avendo richiesto di partire per le missioni, fu inviato nel 1765 al collegio di S. Bartolomeo all’isola Tiberina in Roma, per dedicarsi allo studio delle lingue orientali. Quando la sua partenza per le missioni fu differita, venne richiamato nelle Marche, dove rimase fino al 1770 con incarichi di vicario e predicatore nel convento di S. Croce di Macerata.
Ricevuto il permesso di partire per la Cina, si recò nuovamente a Roma per ottenere le necessarie provvigioni e privilegi, e di qui raggiunse Genova il 20 gennaio 1771. Si imbarcò il 3 febbraio diretto a Barcellona, da dove proseguì via terra attraverso la Spagna fino a Cartagena e quindi continuò per mare fino a Cadice, impiegando oltre un mese per la traversata a causa del maltempo. Giunto al porto, apprese che la nave su cui gli era stato assicurato il passaggio per la Cina aveva già spiegato le vele e dovette rimanere un anno a Cadice in attesa di un nuovo vascello. Ripartì su legno svedese il 2 aprile del 1772, in compagnia del nuovo procuratore di Propaganda Fide a Macao, Nicola Simonetti e del prete cinese Simone Carlo Liu, entrambi del Collegio dei Cinesi di Napoli.
Il gruppo giunse a Macao il 13 agosto 1772, ma incontrò un clima sfavorevole alla missione, dovuto a tensioni tra i portoghesi e le autorità cinesi di Canton. Solo nell’ottobre del 1773 Sacconi iniziò il viaggio clandestino in barca verso l’interno della Cina, dove il cattolicesimo era proibito dal 1724. Il frate intendeva raggiungere alcuni confratelli nascosti nella provincia settentrionale dello Shandong, ma il tentativo fallì, costringendolo a rientrare a Macao. Ritentò l’impresa nel gennaio 1774, questa volta con successo, raggiungendo il 9 aprile, dopo un difficile viaggio, Giovanni Battista da Lucera e Mariano Zaralli da Norma nelle loro missioni rurali, entrambi anziani e bisognosi di assistenza.
La regione era amministrata da pochi missionari stranieri e cinesi, costretti alla macchia e di cagionevole salute, e Sacconi, che assunse il nome cinese Kang Andang, cercò di inserirvisi imparando il dialetto locale, ricostruendo alcune cappelle e sostenendo i convertiti e le loro congregazioni laiche con continui giri evangelici nei villaggi. Venne anche coinvolto nelle diatribe seguite alla dissoluzione della Compagnia di Gesù in Cina nel 1775 e in tensioni con i sostenitori del padroado portoghese nella diocesi di Pechino, cercando di rimanere neutrale. Nel 1778 fu nominato vicario apostolico di Shaanxi-Shanxi ed eletto vescovo titolare di Domiziopoli, ricevendo però il breve pontificio solo nel 1780.
Accettato l’oneroso incarico con riluttanza, lasciò il territorio della diocesi di Pechino e si recò nella sua nuova giurisdizione, dove monsignor Francesco Maria Magni OFM lo consacrò vescovo il 24 febbraio 1781 a Xi’an, capitale dello Shaanxi. Tra il 1781 e il 1784 si stabilì nella località di Lu’anfu, nella parte sudorientale della provincia di Shanxi, condividendo la cura pastorale con i sacerdoti cinesi Giovanni Guo, Barnaba Shang e Gaetano Xu, formatisi al Collegio dei Cinesi di Napoli. Nell’agosto 1784 comunicò a Propaganda che una ribellione musulmana nella confinante provincia di Gansu aveva reso le comunicazioni difficili e intimorito i cristiani cinesi, che non osavano ospitare missionari stranieri per timore di arresto. Proprio allora, le autorità cinesi intercettavano nella Cina centrale quattro francescani italiani, entrati clandestinamente con le loro guide cinesi da Canton per raggiungere la missione dello Shanxi.
L’arresto del gruppo provocò una reazione governativa anticristiana che si sarebbe ben presto estesa a tutto l’impero Qing, uno sviluppo facilitato dai sospetti delle autorità per una possibile alleanza degli occidentali con i ribelli musulmani. Dopo un breve periodo di clandestinità, Sacconi decise di arrendersi per evitare conseguenze ai cristiani, presentandosi spontaneamente il 24 dicembre 1784 al governatore provinciale a Taiyuan, capitale dello Shanxi. In un editto del 28 dicembre 1784, l’imperatore Qianlong prese atto dell’arresto di Sacconi, ordinandone l’immediato trasferimento a Pechino perché fosse processato. Qui venne imprigionato con Magni, i quattro francescani italiani arrestati nella Cina centrale, il procuratore di Propaganda in Canton Francesco Giuseppe della Torre (1732-1785), altri preti cinesi ed europei, e parecchi cristiani laici. Nel gennaio del 1785 Sacconi agì da interprete per i confratelli italiani sotto processo che non parlavano ancora il cinese e chiarì negli interrogatori che non vi erano connessioni tra i cristiani e la rivolta musulmana del Gansu. Malgrado questo, i prigionieri vennero lasciati a languire in celle sporche e fredde, ammalandosi gravemente e morendo in buon numero.
Sacconi, stremato dalle circostanze, spirò a Pechino nella notte del 5 febbraio 1785. Il suo corpo venne riscattato dai cristiani locali e sepolto nel cimitero di Propaganda di quella città.
Immediatamente la sua fama di martirio iniziò a essere coltivata dai confratelli. Nel 1786 il ministro provinciale della Marca riceveva parte dei suoi capelli come reliquia e il confratello Lorenzo Lombardi da Monsano raccoglieva testimonianze sulla fanciullezza e il carattere del martire, oltre a dichiarazioni dei suoi miracoli in patria, in vista del processo di canonizzazione. Le guerre napoleoniche interruppero lo sforzo dell’Ordine, e malgrado la sua causa venisse riaperta nel 1917, Sacconi non salì mai formalmente alla gloria degli altari.
Fonti e Bibl.: Falconara Marittima, Archivio storico della Provincia picena dei frati minori San Giacomo della Marca, L. Lombardi da Monsano, Notizie di Mgr. Antonio M. Sacconi (testimonianze per la canonizzazione, XVIII secolo); Osimo, Archivio storico comunale, Manoscritti, C.19, n. 173: A. Sacconi, De Fratre Antonio Maria ab Auximo; n. 169, Sacconi Antonio Maria Min. Observ. Auximano in Sinarum Imperio Missionario, Visitatore Apostolico, et Episcopo Domitianopolitano Commentarius; autografi di Sacconi: Città del Vaticano, Archivio storico della Congregazione de Propaganda Fide, Scritture Originali della Congregazione Particolare dell’Indie Orientali e Cina, 60, cc. 97r-98v; 61, cc. 352r-357v; 62, cc. 654r-655r, 656r-676r; 63-I, cc. 250r-251r; 63-II, cc. 743r-747r, 749r-752v, 755rv, 757r-758r, 763r-764v; 64, cc. 260r-264v; Procura Cina, scatola 9, 11 lettere (1774-84); altri scritti, ibid., Lettere della Sacra Congregazione, 246, cc. 547r-552r; Scritture riferite nei Congressi, Indie Orientali e Cina, 38, c. 185r.
G. Colucci, Delle antichità picene, XI, Fermo 1786, pp. LIII-LX; G. Ricci, Biografia di Mgr. Antonio Maria Sacconi, vescovo francescano, morto per la fede nelle carceri di Pekino nel 1785, con memorie riguardanti la missione dello Shan-Si dal suo principio fino ai giorni nostri, Roma 1913; Monsignor Antonio Maria Sacconi d’Osimo (1741-1785), in Picenum Seraphicum, III (1917), 13, pp. 40-50 (trascrizione del documento De Fratre Antonio Maria ab Auximo, cit.); G. Ricci, Hierarchia franciscana in Sinis, Wu-chang 1929, pp. 86-92; V. Bartoccetti, Un vescovo missionario marchigiano morto a Pekino nel 1785 confessore della fede. Mons. Antonio Maria Sacconi da Osimo, Minore Francescano, in Studia Picena, 1934, vol. 10, pp. 165-202; B. Willeke, Imperial government and Catholic missions in China during the years 1784-1785, St. Bonaventure (NY) 1948, pp. 83, 92-94, 104, 133, 140-143, 179 s., 192; E. Bani, Mgr. Antonio Sacconi vicario apostolico dello Shan-si e Shen-si, Pontificia Università Urbaniana de Propaganda Fide, tesi di laurea, 1952; G. Mensaert, Les Franciscains au service de la Propagande dans la province de Pékin, in Archivum Franciscanum Historicum, 1958, vol. 51, pp. 161-200, 273-311; T. Canducci, Il Collegio missionario di S. Bartolomeo all’Isola Tiberina, Roma 1967, p. 174; F. Margiotti, Il cimitero dei missionari Propagandisti a Pei-ching, in Archivum Franciscanum Historicum, 1968, vol. 61, pp. 380 s.; G. Melis, Lettere di Antonio Maria Sacconi al procuratore di Macao/Canton, in Mondo Cinese, 1986, n. 54, pp. 81-92; U. Picciafuoco, La figura e l’opera di Antonio Maria Sacconi (1741-1785), ibid., pp. 63-79; Sacra Congregatio pro Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano 1999, p. 45; U. Picciafuoco, Tre grandi francescani osimani missionari di fede e di carità, Osimo 2006, pp. 1-79.