FIODO, Vincenzo
Nacque a Taranto il 1° sett. 1778 (il 2 sett. 1782 per il Florimo) da Gaspare, piccolo commerciante, e da Chiara Condella. Giovanissimo, intraprese lo studio della musica a Napoli, come allievo interno al conservatorio della Pietà dei Turchini. Qui studiò solfeggio e partimento con G. Salini, contrappunto con A. Speranza e composizione con G. Tritto; successivamente fu notato da G. Paisiello, con cui si perfezionò nella pratica del contrappunto e nella composizione. Nel 1804, al termine degli studi, scrisse quale saggio finale l'oratorio Giuseppe riconosciuto, che fu eseguito con successo nel teatrino del conservatorio. Conclusi definitivamente gli studi nel 1806, si dedicò alla composizione e nel 1808 scrisse per il teatro Valle di Roma la farsa Il disertore, cui fece seguito l'anno seguente Il trionfo di Quinto Fabio (Parma), quindi nel 1810 Il Ciro riconosciuto (Firenze).
Nel 1812 era a Pisa, ove si dedicò all'insegnamento del canto e probabilmente anche al commercio; tuttavia, conclusa questa parentesi, nel 1820 tornò a Napoli dove si dedicò all'insegnamento privato del canto, del contrappunto e della composizione, come testimoniato da un diario, ove puntualmente annotava non soltanto le lezioni impartite e il guadagno da esse ricavato, ma anche le musiche composte e dirette per numerose chiese e monasteri napoletani, ove veniva costantemente richiesta la sua attività di maestro di cappella (Florimo). Iniziò da questo momento una feconda attività creativa, riguardante prevalentemente musica sacra, che il F. componeva per i suoi servizi presso le cappelle musicali napoletane; in particolare si ricorda una messa funebre a tre cori e due orchestre, composta per la cappella della chiesa delle Anime del Purgatorio di cui era titolare, assai apprezzata negli ambienti musicali partenopei.
Non meno stimato per la sua attività didattica, nel 1846 fu nominato con real decreto ispettore di canto delle scuole esterne del conservatorio di S. Pietro a Maiella; l'8 sett. 1858 fu nominato insegnante di solfeggio nello stesso conservatorio succedendo a P. Cimarosa. Frattanto, nel 1850, era stato nominato socio onorario della Real Accademia di belle arti di Napoli.
Morì a Napoli il 5 sett. 1862 e fu sepolto presso la Congregazione dei musicisti.
Tra le sue composizioni, conservate nella Biblioteca del Conservatorio di Milano salvo diversa indicazione, si ricordano: le opere teatrali Il disertore (libr. di M.A. Prunetti, farsa in un atto, Roma, teatro Valle, primavera 1808); Il trionfo di Quinto Fabio, dramma serio in due atti (libr. Id., Parma, Imperial teatro, 4 febbr. 1809); Ciro riconosciuto, dramma in tre atti (libr. di P. Metastasio, Firenze, teatro degl'Infocati in via del Cocomero, primavera 1810, manoscritto perduto). Musica vocale profana: Sperar vicino al lido, duetto con accompagnamento di strumenti o pianoforte, partitura manoscritta (Napoli, Bibl. del Conservatorio di S. Pietro a Maiella, scaff.64, n. 19); Voi se pietà provate, in Arie a una voce con accompagnamento di strumenti, part. manoscritta (ibid., 22.3.15 e 16). Inoltre: Alta triumfat (sic) Regia Serena, mottetto per soli, coro e orchestra (1788); Christus per soprano, cori e orchestra; Christus e Miserere per due soprani, basso e basso continuo (1828); Magnificata quattro voci con violini e basso; Messa in sol maggiore per due soprani o tenore con organo (restano solo il Kyrie e il Gloria); Messa a otto voci con istromenti obligati (1806); Te Deum per quattro voci, coro e strumenti (1810), e molta altra musica di carattere liturgico, infine l'oratorio per soli, coro e orchestra Giuseppe riconosciuto (testo di P. Metastasio, Napoli, collegio della Pietà dei Turchini, 1804); Stabat Mater a due voci in fa maggiore (1836) e due Messe di Requiem a cinque voci con orchestra in fa minore (1831 e 1833).
Compose inoltre vari pezzi didattici, tra cui canoni e fughe a due e quattro voci, e una Fuga a quattro voci, febbraio 1798 (Biblioteca del Conservatorio di S. Pietro a Maiella, 15.6.11). Nella Biblioteca del Conservatorio di Milano vi sono alcuni manoscritti (Noseda Th. cc. 140, 141, 142 a e b, 143).
Musicista di solida formazione e padronanza tecnica derivatagli dalla tradizione didattica napoletana, fu apprezzato dai contemporanei soprattutto per l'attività didattica, in particolare da G. Pacini. Come compositore, fu scarsamente ispirato, ma sempre ineccepibile sul piano formale; va ricordato soprattutto per aver composto uno Stabat Mater, il cui organico rivela un chiaro riferimento all'omonimo capolavoro pergolesiano; ma che fu peraltro considerato un temerario e ambizioso tentativo di emulazione che lo pone nel novero degli epigoni della gloriosa scuola napoletana.
Fonti e Bibl.: Necrol., in Gazz. musicale di Napoli, X, 28 sett. 1862, n. 11 C. de Rosa, marchese di Villarosa, Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli, Napoli 1840, p. 78; F. Florimo, La scuola di Napoli e i suoi conservatori, III, Napoli 1882, pp. 93 s.; P.A. Ferrari, Spettacoli drammatico-musicali e coreografici in Parma dall'anno 1628 all'anno 1883, Parma 1883, p. 52; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi antichi e moderni, Trani 1904, pp. 356 s.; Catal. del Conservatorio di S. Pietro a Maiella di Napoli, a cura di G. Gasperini - F. Gallon, Parma 1934, pp. 36, 409, 485; U. Sesini, Catal. della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, V, Bologna 1943, pp. 172 s.; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 381; A. Caselli, Catal. delle opere liriche pubbl. in Italia, Firenze 1969, p. 164; Conservatorio di musica "G. Verdi". Milano, Catal. della Biblioteca, I, Manoscritti e stampe fino al 1899, Milano 1969, p. 45; F.J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, pp. 255 s.; R. Eimer, Quellen Lexikon der Musiker, III, p. 456; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 544 s.; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XVI, coll. 287 ss.