CARNEVALI, Vincenzo
Nacque a Reggio Emilia nell'anno 1778 o 1779 da Filippo e da Rosa Clavi; era fratello minore di Cesare. Avviatosi presto all'attività scenografica e pittorica, egli si formò nell'ambito di F. Fontanesi. Benché non si abbia notizia di un alunnato in senso stretto (come nel caso del fratello Cesare), i rapporti con Fontanesi sono indirettamente documentati da alcune incisioni di scenografie fontanesiane, in cui la parte disegnativa è affidata al C.: per esempio, Veduta esternadiun tempio e Ampia volta, incise rispettivamente da E. Montavoci e da C. Zucchi (Reggio Emilia, Civici Musei e raccolta Davoli). In quegli anni giovanili (prima del 1800) l'attività del C. fu infatti principalmente rivolta a preparare per l'incisione i disegni di scenografie altrui: si conoscono - disegnate da lui e incise sempre da Zucchi e Montavoci - scene del fratello Cesare, di Giovanni Paglia, e, più importanti, due scene di Pietro Gonzaga (una rappresentante Luogo campestre, incisa da Montavoci; l'altra rappresentante Luogo sotterraneo, incisa da Zucchi, modello per innumerevoli "carceri" neoclassiche). Nel 1802 iniziò, in collaborazione con Giovanni Paglia, l'attività scenografica presso il teatro di Reggio (teatro di Cittadella). Dal 1806 cominciò a lavorare da solo, alternando all'attività di scenografo quella di pittore e decoratore, che gli ottenne notevoli consensi nell'ambiente cittadino. Tra le scenografie di questo primo periodo vanno ricordate quelle per l'Andromaca di Paisiello (1806) e per la Semiramide di Prati (1808), nonché quelle per numerosi balletti (1806, 1807, 1809). è proprio nel campo delle scenografie per balletti che si avranno negli anni successivi i risultati più interessanti, per la storia dello spettacolo, della produzione del C., grazie soprattutto alle prestigiose personalità dei coreografi G. Gioia e S. Viganò, alle cui realizzazioni fornì grandiose ambientazioni neoclassiche. Nel 1910, infatti, accanto alle scene per un nutrito numero di melodrammi, fornì quelle per il Caio Marzio Coriolano di S. Viganò; e l'anno dopo per il teatro Ducale di Parma disegnò, con la collaborazione di A. Lorenzoni, le scene per il celeberrimo Cesare in Egitto di G. Gioia, altra pietra miliare del ballettoneoclassico. Sempre nel 1811 eseguì altre scenografie per il teatro di Parma. Nel 1814 collaborò con B. Zampetti alla nuova decorazione delle prime quinte e di alcuni palchi del teatro di Reggio in occasione del rientro del duca. Dopo alcuni interventi isolati tra il 1814 e il 1818, il C. collaborò pressoché stabilmente al rinnovato teatro dal 1819 al 1825.
Di questo periodo vanno ricordate, oltre ad un'importante messa in scena per balletto (Il ritorno di Pietro il Grande a Mosca, rielaborazione de Gli Strelizzi di Viganò, 1820), le scene per numerose opere di Rossini(Sigismondo, 1819; Edoardo e Cristina, 1820; Otello, 1821; Il Turco in Italia, 1822; La Pietra di paragone, 1823-24; La Donna del lago, 1825).Altre scenografie furono fornite al teatro di Reggio negli anni 1828-30, per opere di Rossini (Bianca e Faliero, 1830), di Mercadante (Elisa e Claudio, 1828; Caritea regina di Spagna, 1830), e per un'altra grande realizzazione coreografica, I Baccanali aboliti di G. Gioia (1828).
Nel 1831 il C. fu chiamato alla scuola di belle arti di Reggio come professore di ornato e prospettiva, incarico che tenne fino alla morte. Nel 1836 dipinse un nuovo sipario con prospettiva per il teatro di Reggio: altri interventi all'interno del teatro si ebbero nel 1838 e più radicalmente nel 1840, quando il C. rifece tutte le pitture e decorazioni, andate perdute in un incendio (tutto il teatro andrà distrutto definitivamente nell'aprile del 1951, a causa di un altro incendio).
Negli anni 1839-41 il C. fornì un ultimo gruppo di scenografie, quasi tutte per il nuovo melodramma romantico (accanto alle scene per La gazza ladra di Rossini, 1839, quelle per Lucia di Lammermoor, 1839, Torquato Tasso, 1840 e Belisario, 1841, di Donizetti, e per Beatrice di Tenda di Bellini, 1841). Eseguì scenografie anche per i teatri di Livorno e Senigallia.
Di tutta la sua produzione restano, accanto a un piccolo gruppo di incisioni che riproducono sue scene - incise sempre da Zucchi e Montavoci - e di cui si hanno esemplari nei Civici Musei di Reggio e nelle raccolte Davoli, Jolti e Marmeroli, sempre a Reggio, due soli bozzetti originali: un disegno siglato, ricavato da un'idea di Fontanesi, rappresentante Avanzi di un tempio antico ai Civici Musei di Reggio, e un altro disegno, rappresentante Ingresso a galleria circolare, di proprietà privata a Reggio.
La concezione neoclassica, di diretta derivazione fontanesiana, che è alla base della sua visione scenica si colora, col passare degli anni e con il generale mutamento del gusto, di tratti pittoreschi e di elementi romantici, specialmente nel trattamento del paesaggio, senza peraltro raggiungere un'effettiva e compiuta sensibilizzazione romantica, e mantenendo all'elemento architettonico il nitore e la grandiosità dello spettacolo settecentesco. Figura quindi di transizione nella scenografia, il C. si mostrò più decisamente classico nell'attività pittorica e decorativa.
Sulla scia dei quadraturisti del Sei-Settecento, egli acquistò fama nell'ambiente reggiano come pittore di prospettive ed architetture, di grandi tendaggi e altri partiti decorativi in trompe-l'oeil.In questo stile decorò il salone da ballo e altri ambienti di palazzo Spalletti Trivelli (ora Banca commerciale) anche con F. Minghetti; dipinse vedute di edifici classici nel palazzo dei Notai, e in una casa di via Guido da Castello; eseguì affreschi ornamentali nella Corte d'Assise (oggi demolita) e in altri edifici privati di Reggio Emilia (in via Gabbi, in via Sessi). Sempre a Reggio, eseguì pitture decorative dell'altate del Sacramento nella chiesa di S. Prospero, quelle della cupola della chiesa di S. Ilario, e quelle della cupola della chiesa dell'Ospizio. Lasciò altre pitture decorative nelle chiese di Albinea e Montecchio Emilia.Morì a Reggio Emilia il 4 giugno 1842.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Reggio Emilia, Famiglia Carnevali…, Carteggio e altre carte, 1797-1839, passim;P. Fantuzzi, Catalogo delle rappresentaz. in musica esposte nei teatri di Reggio dal 1701 al 1825, Reggio Emilia 1826; Memorie de' spettacoli rappresentati in Reggio dall'anno 1807 all'anno 1824, Bologna 1826, passim;E. Manzini, I teatri reggiani e i loro artisti, Reggio Emilia 1877, pp. 8, 13, Id., Mem. storiche dei reggiani più illustri…, Reggio Emilia 1878, pp. 623 s.; P. E. Ferrari, Spettacoli… in Parma dal 1628 al 1883, Parma 1884, p. 55; G. Ferrari, La scenografia, Milano 1902, pp. 168, 213, 288; G. Crocioni, I teatri di Reggio nell'Emilia (secc. XVI-XX), Reggio Emilia 1907, pp. 64, 68; G. Piccinini, Guida di Reggio Emilia, Reggio 1921, p. 55; V. Mariani, Storia della scenografia ital., Firenze 1930, p. 84; A. Davoli, Scenografie e incis. di artisti reggiani, in La Provincia di Reggio, n.s., I (1945), 2, pp. 45-47; G. Grasselli, Uno scenografo di classe: V.C., in Gazzetta di Reggio, 7 ag. 1951; M. Degani, Scenografi reggiani dal XVII al XX sec.(catal.), Reggio Emilia 1957, pp. 12, 29 s.; Pitture murali dell'800 nelle case patrizie reggiane (catal.), Reggio Emilia 1959, pp. 16 s.; L'incis. reggiana dal '400 all'800 (catal.), Reggio Emilia 1961, pp. 89 n. 4, 90 nn. 12 s. e 15 s., 125 nn. 1 s. e 5-7; Encicl. dello Spett., III, col. 78.