BELLEZZA, Vincenzo
Nato a Bitonto (Bari) il 17 febbr. 1888, apprese i primi elementi di teoria musicale dal padre e iniziò giovanissimo lo studio del violino vincendo una borsa di studio per il conservatorio di S. Pietro a Maiella in Napoli. Entrato nel collegio di musica come alunno intemo, seguì il corso di violino con A. Ferni, di organo con G. Cotrufo, di pianoforte con A. Longo e di direzione d'orchestra con G. Martucci, e si diplomò in composizione e direzione d'orchestra. Molto giovò alla sua carriera la preparazione rigidamente classica che era venuto a formarsi durante gli anni di permanenza a Napoli, nelle varie classi del conservatorio e poi al teatro S. Carlo. Il suo esordio come direttore ebbe luogo nel 1908 proprio al S. Carlo con l'Aida di G. Verdi. Successivamente, dal 1911 al 1914, fu direttore della Compagnia italiana dell'opera comica Caramba-Scognamiglio, debuttando al Teatro Rossetti di Trieste, e iniziò un'intensa attività, dirigendo operette, soprattutto di F. Léhar, in Italia e all'estero. L'impresario Walter Mocchi lo condusse più volte al Colón di Buenos Aires, ove E. Caruso, ammirando le qualità del giovanissimo direttore, gli propose di seguirlo a New York per un concerto al Metropolitan e per una serie di concerti in varie località degli Stati Uniti.
Ripresa la tournée con il Mocchi, il B. fu notato da vari impresari italiani e invitato a dirigere nei teatri più celebri. Al San Carlo s'alternò sul podio con Pietro Mascagni, cui si legò di profonda amicizia. Iniziò da questo momento frequenti rapporti artistici e di familiarità con Puccini, Giordano, Respighi e soprattutto con Riccardo Strauss, di cui diverrà un accanito sostenitore diffondendone, le composizioni allora pressoché sconosciute. Il 5 apr. 1921 diresse una memorabile Manon Lescaut di Puccini al Teatro Costanzi, presente l'autore.
La critica del tempo fu unanime nel riconoscergli "fine eleganza e profondo sentimento", "una guida appassionata ed esuberante; chiarezza di ritmi e slancio appassionato nelle pienezze melodiche"; ammirati furono "la battuta larga, eloquente; gli attacchi sicuri; l'intuito mirabile, la magnifica comunicativa; il calore tutto meridionale che ricordava Leopoldo Mugnone" (Corr. d'Italia, 7 apr. 1921). Il successo riportato con questa opera si rinnovò all'esecuzione della Madama Butterfly, avvenuta nello stesso anno e divenne entusiastico dopo una eccezionale Carmen interpretata da Gabriella Besanzoni.
La vera e solenne consacrazione ebbeluogo il 10 genn. 1922 con la rappresentazione del Falstaff di G. Verdi sempre al Teatro Costanzi. Il pubblico, che aveva presenti nel ricordo le memorabili esecuzioni di Toscanini, attese con una certa prevenzione la prova del giovane maestro, che inaspettatamente dimostrò fluidità, brio e sentimento, mediati proprio alla scuola del grande direttore. Subito dopo egli ebbe occasione di dimostrare ulteriormente le sue qualità dirigendo con foga giovanile e vero senso d'arte il Trittico pucciniano. Divenutoormai esperto del teatro lirico italiano, volle cimentarsi anche nella più recente produzione di R. Strauss e il 2 marzo 1922, diresse il Rosenkavalier.La sua esecuzione fu giudicata superiore perfino a quella del 1911 diretta dallo stesso autore.
Molti quotidiani dell'epoca furono concordi nel riconoscere il suo talento e lo studio paziente nel penetrare e riprodurre nella luce migliore le più riposte bellezze dello spartito straussiano. Più che un direttore la critica riconobbe in lui un prezioso collaboratore del grande musicista. Ancora nello stesso anno e sempre al Costanzi preparò e diresse il commento musicale del film Theodora e il 12 aprile diresse la prima esecuzione assoluta di Isabella Orsini di Renato Brogi.
Terminata la stagione al Costanzi, il B. parti per il Sud America e da questo momento dividerà la sua attività tra il massimo teatro romano e il Colón di Buenos Aires. Qui, oltre alle più note opere di repertorio, diresse in prima esecuzione Dolores di Tomás Breton cantata in castigliano (26 giugno 1922) e La Scuola del Villaggio di Felix Weingartner (7 luglio); inoltre portò al trionfo Giulietta e Romeo di R. Zandonai(20 luglio 1922), novità per quel teatro: ne furono eccezionali interpreti Gilda dalla Rizza e Miguel Fleta. L'opera fu poi replicata con altrettanto successo al Teatro Massimo di Rio de Janeiro.
Frattanto continuava la sua intensa attività al Colón e il 4 agosto dello stesso anno dirigeva in prima esecuzione Fior di Neve di Costantino Gaito, su libretto di G. Coletti. Tornato in Italia per la stagione lirica del 1923 al Teatro Regio di Parma, subito dopo la rappresentazione del Falstaff, di cui fu interprete Mariano Stabile, Bruno Barrili si espresse in termini entusiastici sul talento del giovane direttore. Sempre nello stesso teatro la sua "bacchetta nitida ed energica" riuscì a valorizzare i pochi - elementi artisticamente validi degli Ugonotti di Meyerbeer, e il critico Renzo Martini riconobbe unicamente al B. il trionfo della Manon di Puccini. L'armo successivo tornò nuovamente al Colón e vi diresse con successo Manon Lescaut di J. Massenet, I Compagnacci di P. Riccitelli, Le Furie di Arlecchino (20 giugno) e Nazdah di Athos Palma, ambedue in prima esecuzione assoluta. Sempre al Colón si esibì in un concerto e diresse in prima esecuzione il Notturno e Rondò fantastico di Pick-Mangiagalli e le Antiche Danze e Arie per liuto di O. Respighi. A Rio de Janeiro il 7 sett. 1924 diresse in prima esecuzione Saldunes del musicista brasiliano Leopoldo Miguez, replicata poi a San Paolo. Rientrato in Europa, fu richiesto dal Teatro Liceo di Barcellona, ove diresse Suor Beatrice di Antonio Marqués e Madama Butterfly, in memoria di G. Puccini da poco scomparso. Tornato in Italia, il 29 apr. 1925 fu al Politeama fiorentino per la prima esecuzione della Cena delle beffe di U. Giordano, che diresse con ima e temperamento d'artista. Chiamato al Covent Garden, iniziò una lunga collaborazione durata più di un trentennio e con ben cento rappresentazioni.
Nella fortunata stagione del 1926, oltre ad un memorabile Mefistofele di A. Boito con Nellie Melba e F. Chaliapin, diresse anche L'Heure espagnole di M. Ravel e, notato dall'impresario G. Gatti Casazza, gli fu offerta una scrittura per il Metropolitan di New York, ove nel 1926 esordi con I Gioielli della Madonna di E. Wolf-Ferrari. Nello stesso periodo, amico e sostenitore di G. Marconi, fu il primo a collaborare agli esperimenti di trasmissioni musicali attraverso l'etere avvenute a Londra nel 1926.
Frattanto, ripresa l'attività direttoriale con la consueta intensità, diresse per la prima volta al Teatro Vittorio Emanuele di Rimini la Turandot diPuccini, meritando entusiastici elogi dalla critica. Recatosi poi al Metropolitan per una rappresentazione della Forza del destino con Rosa Ponselle ed Ezio Pinza, nel 1927 Vi diresse un eccezionale Barbiere di Siviglia di G. Rossini con Adelina Patti. Tornato a Londra, chiuse la " stagione al Covent Garden con una trionfale Carmen, interpretata da Maria Olczewska, dopo aver diretto per la prima volta in Inghilterra Turandot di Puccini, interpreti Bianca Scacciati e Francesco Merli. Al Metropolitan divise con Tullio Serafin la direzione della stagione lirica italiana e diresse per la prima volta negli Stati Uniti La Rondine di G. Puccini, in una splendida esecuzione cui partecipò anche B. Gigli (10 marzo 1928). Ancora al Covent Garden diresse un'eccezionale Madama Butterfly con Rosetta Pampanini, nel giugno dello stesso anno, e il critico Francis Tove ne sottolineò sul periodico The Graphic (6 giugno 1928) la splendida esecuzione. Nello stesso teatro il B. diresse una memorabile rappresentazione della Norma di Bellini, che non si rappresentava da ben trent'aruù: ne fu eccezionale interprete Rosa Ponselle (28 maggio 1929). Altrettanto importanti furono le riprese della Fanciulla del West, rappresentata al Metropolitan nel 1929, quindici anni dopo la prima esecuzione, di Martha di F. Flotow al Covent Garden con B. Gigli nel 1930 e dell'Amore dei tre re di I. Montemezzi, rappresentata nel luglio dello stesso anno, dopo la prima del 1914, e infine, al Metropolitan, la trionfale esecuzione di Iris di P. Mascagni che non si rappresentava in quel teatro da ben trentatré anni. Tornato a Roma nel 1933, il B. diresse un concerto al Teatro dell'Opera, cui parteciparono E. Pinza, Lily Pons e G. De Luca. Diresse indi a Manchester una serie di concerti nel 193 5, e fu nel 1938 al Teatro Nazionale di Sofia.
Rientrato in Italia per il carro di Tespi lirico, nel 1938 fu nominato accademico di S. Cecilia, poi consigliere a vita. Da questo momento svolse la sua attività prevalentemente al Teatro dell'Opera di Roma, dove, oltre a opere di repertorio, diresse in prima esecuzione Miranda di P. Canonica (1939) e Enoch Arden di Gerster (1942).
Chiamato per un ciclo di concerti all'Associazione dei concerti dell'università degli studi di Roma nel 1946, fu poi nominato direttore dell'Opera Italiana, al Cairo per otto anni consecutivi, dal 1948 al 1955, alternando a questa nuova attività la sua partecipazione alla stagione lirica del Théátre de la Monnaie di Bruxelles per otto stagioni. Frattanto continuava nella sua instancabile attività nei più noti teatri del mondo. Nel 1952, con l'orchestra stabile e il coro dell'Accademia di S. Cecilia, si recò in Svizzera per una serie di esecuzioni della Messa di Requiem di G. Verdi. Nel 1958 tornò a Londra e al Drury Lane diresse il Guglielmo Tell di G. Rossini, opera con la quale concluse la sua carriera direttoriale in Inghilterra. Legato da profonda amicizia ad Adriano Belli, fu grande sostenitore del Teatro Sperimentale di Spoleto e nel 1961, con encomiabile entusiasmo, diresse un'ottima edizione della Rondine di Puccini, interpretata da giovanissimi allievi del Centro. La sua ultima fatica direttoriale ebbe luogo proprio a Spoleto, dove nel 1963 diresse il Simon Boccanegra di G. Verdi.
Si dedicò anche alla composizione e degli anni di permanenza al conservatorio di Napoli ci restano sinfonie, quartetti e sonate, oltre a riduzioni per concerto della Salomè e del Rosenkavalier di R. Strauss, tutte in manoscritto.
Morì a Roma l'8 febbr. 1964.
Fonti e Bibl.: Oltre alle notizie gentilmente fornite dalla famiglia, v.: R. Forges Davanzati, Il Falstaff al Costanzi, in Idea Nazionale, Roma, 12 genn. 1922; Id., Il Trittico pucciniano, ibid., 31 genn. 1922; E. Pompei, Isabella Orsini, in Il Paese, Roma, 12 apr. 1922; Il Corriere della Sera, 9 febbr. 1964, p. 11 e necrol.; Il Tempo, 9 febbr. 1964, necrol. e p. 8; C. Atzeri, V. B., in Il Mondo della Musica, II(1964), n. 2, ff, 63 s.; R. Allorto-A. Ferrari, Diz. di Musica, Milano 1959, p. 46; Diz. della Musica e dei Musicisti Ricordi, Milano 1959, p. 130; H. Rosenthal-J. Warrock, Concise Oxford Dictionary of Opera, Londra 1964, p. 64; Encicl. dello Spettacolo, II, col.196. Si segnalano, inoltre, alcune tra le più importanti critiche musicali pubblicate su quotidiani e riviste stranieri: La Prensa, 27 maggio 1922, 7 e 30 luglio 1922; La Patria degli Italiani, Buenos Aires, 7 luglio 1922, 24 giugno 1924; The New York Times, 31 ott. 1926, 12 dic. 1926, 25 nov. 1927, 31 genn. 1928, 11 marzo 1928, 3 nov. 1929, New York Herald Tribune, 5 nov. 1926; 11 marzo 1928; Musical America, 31 ott. 1926; The Musical Digest, 16 nov.1926; Manchester Guardian, 31 maggio 1927, 21 giugno 1927, 3, 18 e 21 giugno 1928; The Times, 4 e 11 giugno 1927, 8 e 11 giugno 1928; The Observer, 11 giugno 1927; Sunday Times, 2 giugno 1929.