BACCHERELLI (Beccarelli, Bacherelli), Vincenzo
Nacque a Firenze il 17 giugno 1672. Sappiamo poco di lui; già l'abate Marrini, in una succinta biografia inserita nel Museo Fiorentino (1764) dichiarava di averne "molto scarse e assai confuse notizie".
Il B. fu per qualche tempo allievo di A. D. Gabbiani, e passò poi alla scuola di A. Gherardini, il quale dovette averlo in qualche considerazione se lo condusse con sé a Livorno come aiuto; a Livorno il Gherardini rimase a lungo impegnato in varie opere (ivi morì nel 1723) e particolarmente nella decorazione del soffitto di S. Maria degli Armeni, ora distrutto non è dato peraltro conoscere in quale misura il B. abbia partecipato a tale attività del maestro. Egli comunque, su invito di mercanti portoghesi conosciuti a Livomo, s'imbarcò in data imprecisata, ma sicuramente prima del 1710, alla volta del Portogallo, dove lo attendeva miglior fortuna. Fu presentato infatti alla corte di Lisbona, e dal re personalmente ebbe l'incarico di eseguire una tavola per S. Iacopo di Galizia; successivamente gli furono affidati numerosi altri lavori nell'interno del palazzo reale, nel duomo di Lisbona, nella chiesa degli olivetani, ecc.; si ha notizia (Raczynski) di un "celebre pittore" Barcarelli (certamente il B.) autore di una pala con S. Antonio in una cappella del convento reale di Varatojo (Torres Vedras). Sta di fatto che durante il soggiorno portoghese, durato circa undici anni, il B. fondò una vera e propria scuola pittorica ed ebbe il merito d'essere il primo a introdurre nell'ambiente locale il gusto cortonesco, specie nella decorazione "aerea" dei soffitti; un'impostazione decisamente cortonesca, infatti, è nella decorazione a fresco compiuta dal B. nella volta della "portaria" del monastero di S. Vicente de Fora a Lisbona, raffigurante il Trionfo della Chiesa sui manichei, firmata e datata 1710 ("Vicente Bacarelli em MDCCX, inventou e fez").
L'opera, di non eccelsa levatura, oltre ai già accennati modi cortoneschi, rivela chiare reminiscenze culturali dell'ambiente fiorentino: ispirata a concetti pomposamente accademici e retorici, si avvale di una macchinosa architettura dipinta, con ovvi intenti scenografici. Distrutta parzialmente dal terremoto del 1755, fu restaurata nel 1796, a quanto sembra, da Manuel da Costa.
Ancora a S. Vicente, nel 1719, alcune pitture progettate e non eseguite furono oggetto di controversia tra i frati del convento e il B.; di poco posteriore a tale data è da ritenersi il ritorno in patria del pittore, cui il soggiorno portoghese pare fruttasse onorevolmente, se egli, a detta del Marrini, "avanzò" quasi 17.000 scudi; il che gli consentì, a Firenze, di abbandonare l'arte e di "passare comodamente il restante della vita".
Il B. morì a Firenze il 29 dic. 1745 e fu sepolto in S. Maria Novella.
Di lui rimane nella città natale, nei depositi degli Uffizi, l'Autoritratto (Inv. 1890, n. 2040); il Lanzi fa il suo nome, pur non conoscendone le opere, fra quelli dei pittori che ebbero "l'onore del ritratto" in tale Galleria.
Bibl.: O. Marrini, Serie di ritratti di celebri pittori... Firenze 1764, I, 2, p. XLI; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Bassano 1809, I, p. 282; A. Raczynski, Les arts en Portugal, Paris 1846, p. 245; M. Marangoni, La pittura fiorentina del Settecento, in Riv.d'arte, VIII (1912), p. 51; L'opera del genio italiano all'estero, E. Lavagnino, Gli artisti in Portogallo, Roma 1940, pp. 117, 163, tav. CXXXII; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II,p. 304.